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Leonida Silvestrin: la maestria di una pellicciaia meranese

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“La storia di una donna, Leonida, determinata, emancipata che, nel dopoguerra, ha svolto la sua professione di artigiana pellicciaia, contribuendo in modo determinante allo sviluppo economico e sociale della sua famiglia e non solo. Ha saputo integrarsi in un territorio di confine e raccogliere la stima per la sua persona e la sua elevata professionalità. La creazione di pellicce artigianali è un’arte difficile e molto impegnativa che ormai si è persa nel tempo. Spero che questa testimonianza, frutto di ricordi (con la possibilità di qualche errore), possa mantenere la memoria storica.”

     Ivano Artuso, il figlio con il contributo del cugino Valerio Greghi

La vicenda di Leonida Silvestrini in Artuso si intreccia con il passato della città, in un’epoca in cui il mestiere della pellicciaia rappresentava un’arte raffinata e complessa, oggi quasi completamente scomparsa.

Gli inizi di una giovane determinata

Nata il 28 gennaio 1927 a Ponte San Nicolò, vicino a Padova, Leonida si trasferì con la famiglia a Merano durante la Seconda Guerra Mondiale. Maggiore di sei fratelli, si distinse fin da giovanissima per il suo spirito intraprendente e il forte senso di responsabilità. Ancora bambina e piccola di statura, iniziò a lavorare in una lavanderia, piegando lenzuola per i soldati grazie usando uno sgabello che le permetteva di raggiungere il piano di lavoro.

Quando fare impresa diventa un’impresa

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Tra quote rosa, carriera e famiglia, che cosa significa per una donna, oggi,  fare impresa e godersi il meritato successo.

Un approfondimento sull’imprenditoria femminile in Italia e nel nostro piccolo Alto Adige alla scoperta di numeri incoraggianti all’interno di una cornice sociale e culturale che cerca lentamente  di svecchiarsi.

L’imprenditoria femminile in Italia gode di buona salute e le cifre lo dimostrano: un milione e 300mila attività economiche nel 2017, trentamila rispetto al 2016, concentrate maggiormente nei settori del turismo, dei servizi e delle attività professionali.

Ma esiste anche il rovescio della medaglia; sebbene le donne rappresentino la metà della forza mondiale, producono un PIL ancora troppo basso. Se riusciremo a restringere il gender gap entro il 2025, il valore del PIL aumenterebbe in maniera esponenziale, apportando benefici a tutta la collettività.


Alcuni studi sulla gender diversity dimostrano che le donne in azienda fanno registrare migliori prestazioni

La questione dell’imprenditoria femminile in Italia e nel mondo non può essere  ricondotta a fattori solamente economici, infatti è collegata anche ad aspetti di tipo culturale. Lo afferma Chiara Cecutti autrice del libro “Quando il manager è donna. Come far carriera senza trasformarsi in un uomo“; la sfera emotiva e delle relazioni che la donna riesce coltivare, migliora il cosiddetto welfare aziendale, aumentando dunque l’efficienza e il successo dell’impresa.