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Il romanzo “Il nastro rosso” di Lucy Adlington, uscito nel 2017, racconta la storia di una sartoria situata nel campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia. Anni prima, l’autrice ne aveva sentito parlare, ma, nonostante varie ricerche, non era riuscita a raccogliere nessuna testimonianza diretta.

Soltanto dopo l’uscita del libro, che ebbe molto successo, le arrivarono diversi messaggi con contenuti simili: erano le famiglie di alcune prigioniere di Auschwitz che si erano riconosciute nel suo romanzo. Grazie a questi contatti, le fu finalmente possibile incontrare una testimone diretta, l’ultima sopravvissuta di quel gruppo: la slovacca Berta Kohút.

Nelle fasi più acute dello sterminio ad Auschwitz, Kohút era stata selezionata insieme a sua sorella Katka e ad altre ventitré giovani prigioniere, quasi tutte ebree slovacche, per disegnare, tagliare e cucire abiti destinati alle mogli dei comandanti del campo e ad altre donne dell’élite nazista di Berlino. Alcune internate avevano infatti lavorato come sarte in rinomati atelier a Praga, Bratislava e in altre città dell’Europa orientale prima dell’inizio della guerra. Le loro abilità furono sfruttate nel Laboratorio di alta sartoria (Obere Nähstube), un atelier ideato e aperto nel seminterrato degli uffici amministrativi delle SS da Hedwig Höss, moglie dell’ufficiale nazista e comandante del campo Rudolf Höss.

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Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, è un’occasione per ricordare le vittime dell’Olocausto e per riflettere sulla necessità di custodire la memoria storica. In questa ricorrenza, vogliamo focalizzare l’attenzione su Liliana Segre, una donna che ha trasformato la sua vita in un simbolo della resistenza della memoria. Sopravvissuta alla brutalità dei campi di concentramento, Segre ha dedicato il suo impegno a trasmettere la memoria dell’orrore vissuto, affinché l’umanità non dimentichi l’infamia del passato. La sua testimonianza continua a rappresentare un monito per le nuove generazioni, un appello affinché l’orrore del passato non si ripeta mai più.

Liliana Segre, nata a Milano il 10 settembre 1930, rappresenta una figura chiave per il ricordo collettivo delle atrocità della Shoah. Sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, ha speso la sua esistenza nel raccontare la sua esperienza, educare le nuove generazioni e promuovere la tolleranza. Attraverso le sue parole, Liliana ha trasformato il suo vissuto in un potente strumento per mantenere viva la memoria storica e contrastare ogni forma di discriminazione.

L’esperienza di Auschwitz

Nel gennaio del 1944, a soli tredici anni, Liliana Segre fu deportata ad Auschwitz-Birkenau insieme a suo padre. Il viaggio verso il campo di sterminio segnò l’inizio di un incubo: all’arrivo, Liliana fu separata dal padre, che venne immediatamente ucciso, mentre lei fu destinata ai lavori forzati.

Le donne ci sono! 0

Per la nostra rubrica #voglia di cultura vogliamo presentarvi libri e film che hanno come protagoniste le donne della mostra del Museo delle Donne “Le Donne ci sono!” che riaprirà i battenti in primavera 2025.
La scelta dei testi e le recensioni sono a cura di un’appassionata lettrice e ricercatrice di storie, Francesca Ferragina, nonché co-curatrice della mostra e autrice del Podcast “Storie di donne nella storia”.

Questa settimana vi presentiamo:

“L’invenzione di Eva”

Alessandro Barbaglia, Mondadori Edizioni

Con questo libro l’autore vuole sottolineare come la vita di Hedy Lamarr sia talmente ricca di avvenimenti che già solo presi singolarmente, basterebbero a riempire quella di una persona comune.

Hedy Lamarr è stata una persona ritenuta ai suoi tempi scomoda e Barbaglia decide di riportare bene questo aspetto nella sua narrazione. L’autore finge di essere il fratello di una donna geniale e, imparando a conoscere la Lamarr, riscopre e comprende le scelte della sorella.

Alessandro Barbaglia ripercorre la “vicenda scordata di una donna senza fili che avrebbe potuto cambiare il nostro domani, ma che oggi nessuno ha più idea di chi sia” veramente.

Anche questa volta vi lascio una citazione che mi ha colpita:

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Am 18. September um 19.00 wird die neue Ausstellung von Lisa Settari in der Gastvitrine eröffnet.

„Ich war beim Pride in Padua dabei, das ist weit weg, und es waren unglaublich viele Leute da. In Südtirol hätte ich das nicht gemacht.“

Mit diesen Worten beschreibt eine der Interviewpartnerinnen aus Lisa Settaris Forschungsarbeit das Gefühl der Unsichtbarkeit und Zurückhaltung, das viele frauenliebende Frauen in Südtirol erleben.

Themen wie Hemmungen, Mobilität und das Unsichtbarmachen spielen dabei eine zentrale Rolle.

Lisa Settari präsentiert in ihrer Ausstellung Einblicke in ihre Masterarbeit, die sich mit den Coming-Out-Erzählungen von frauenliebenden Frauen in der jüngeren Geschichte Südtirols (1970er bis 2000er Jahre) beschäftigt. Im Fokus stehen zwanzig Oral-History-Interviews, die sie mit zehn Frauen führen durfte, die 1973 oder früher geboren wurden.

In ihren Interviews erforscht Settari, mit welchen Geschlechterrollen die Frauen als Kinder und Jugendliche konfrontiert waren, wie sie Diskurse über Sexualität und gleichgeschlechtliche Liebe erlebten und welche Ressourcen ihnen halfen, ihr Coming-Out in einem konservativen, heteronormativen Umfeld zu bewältigen. Dabei geht es nicht nur um persönliche Geschichten, sondern auch um die Einbettung dieser Erzählungen in die größere Geschichte der Frauen-, Gender- und queeren Geschichte Südtirols.

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Per la nostra rubrica #voglia di cultura vogliamo presentarvi libri e film che hanno come protagoniste le donne della nuova mostra del Museo delle Donne “Le Donne ci sono!”
La scelta dei testi e le recensioni sono a cura di un’appassionata lettrice e ricercatrice di storie, Francesca Ferragina, nonché co-curatrice della mostra e autrice del Podcast “Storie di donne nella storia”.

Questa settimana vi presentiamo:

“Il segreto della fotografa francese”

Natasha Lester, Newton Compton Editori

1942. Quando la sua brillante carriera nel mondo della moda viene interrotta a causa di un imprevisto, Jessica May viene inviata in Europa come fotoreporter dalla rivista «Vogue». Lascia così Manhattan e arriva a Parigi nel pieno della seconda guerra mondiale. I pregiudizi maschili al fronte sembrano un ostacolo insormontabile per Jess, ma saranno tre amicizie inaspettate a cambiare per sempre il suo destino: la giornalista Martha Gellhorn saprà incoraggiarla a sfidare le regole, il paracadutista Dan Hallworth la porterà nei luoghi simbolo della guerra, che lei immortalerà in scatti memorabili, e una bambina francese cresciuta in un ospedale da campo, Victorine, le insegnerà il vero significato dell’amore. Ma il successo ha sempre un prezzo. 2005. La curatrice australiana D’Arcy Hallworth è appena arrivata in un castello francese per occuparsi di una famosa collezione di fotografie. Ma quello che doveva essere un semplice lavoro si rivelerà l’inizio di un viaggio nel passato, destinato a portare alla luce segreti su sua madre, Victorine.

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Per la nostra rubrica #voglia di cultura vogliamo presentarvi libri e film che hanno come protagoniste le donne della nuova mostra del Museo delle Donne “Le Donne ci sono!”

La scelta dei testi e le recensioni sono a cura di un’appassionata lettrice e ricercatrice di storie, Francesca Ferragina, nonché co-curatrice della mostra e autrice del Podcast Storie di donne nella storia

Questa settimana vi presentiamo:

Le ragazze di Parigi

Pam Jenoff, Newton Compton Editori

Non fatevi ingannare dalla copertina, nella versione italiana, alquanto fuori tema e tempo storico. Questo bellissimo romanzo storico, scritto da Pam Jenoff é ispirato ad una storia vera accaduta nel periodo della Seconda guerra mondiale.

Con “Le Ragazze di Parigi”, entriamo in un’opera avvincente, ambientata ai tempi della Seconda guerra mondiale scoprendo le reali avventure di un gruppo di dodici ragazze, impegnate come spie nel famigerato “settore F” dello “Special Operation Executive” britannico.

Il viaggio con questo romanzo inizia a Manhattan nel 1946 dove la vita scorre senza tante preoccupazioni mentre l’Europa sta cercando di risollevarsi dalle sue macerie; conosciamo Grace Healy che alla Grand Central Station trova una valigia sotto una panchina con all’interno delle foto che ritraggono delle giovani donne in uniforme. Dietro ad ogni foto c’è un nome e la curiosità di Grace la porterà a seguire le tracce di quei volti e della proprietaria delle foto: Eleonor Trigg, capo di una rete di spie donna inviate nelle zone occupate in Europa come corrieri e operatrici radio.

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Per la nostra rubrica #voglia di cultura vogliamo presentarvi libri e film che hanno come protagoniste le donne della nuova mostra del Museo delle Donne “Le Donne ci sono!”

La scelta dei testi e le recensioni sono a cura di un’appassionata lettrice e ricercatrice di storie, Francesca Ferragina, nonché co-curatrice della mostra e autrice del Podcast Storie di donne nella storia

Questa settimana vi presentiamo

La Donna di Einstein

Si tratta di un romanzo scritto nel 2017 da Marie Benedict edito da PIEMME sulla figura di Mileva Marić.

Scopo del libro, svela l’autrice in un’intervista non è quello di «sminuire i contributi dati da Albert al genere umano e alla scienza, ma far conoscere l’umanità delle persone dietro quei contributi scientifici. La donna di Einstein si propone di narrare la storia di Mileva Marić, una donna brillante la cui luce è andata perduta nella gigantesca ombra gettata dal marito Albert Einstein». Il titolo originale del romanzo è infatti “The other Einstein” e ripercorre la vita di Mileva in cui la stessa protagonista è alla ricerca di una risposta: «Come ho fatto a smarrire la strada?»

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Per la nostra rubrica #voglia di cultura vogliamo presentarvi libri e film che hanno come protagoniste le donne della nuova mostra del Museo delle Donne “Le Donne ci sono!”

La scelta dei testi e le recensioni sono a cura di un’appassionata lettrice e ricercatrice di storie, Francesca Ferragina, nonché co-curatrice della mostra e autrice del Podcast Storie di donne nella storia

Questa settimana vi presentiamo

“Come vento cucito alla terra” di Ilaria Tuti,

“Come vento cucito alla terra” è un meraviglioso, quanto potente romanzo di Ilaria Tuti edito da Longanesi.

Dire che ho amato questa storia è davvero poco. Unisce infatti guerra, femminismo, sofferenza, patriottismo, amore, fratellanza e sorellanza, ma soprattutto speranza.

La trama inizialmente si divide su due fronti, quello vissuto dalla dottoressa Cate (Caterina) Hill, medica chirurga nella Londra del 1914 dove alle donne non è permesso accedere all’esame di pratica medica; e a quello vissuto dal capitano Alexander Seymour, giovane rampollo di una famiglia altolocata londinese che troverà nella responsabilità verso i suoi compagni un cambiamento tanto nel corpo quanto nell’anima.

Le vite e le vicende dei due protagonisti si susseguono per poi incontrarsi, incrociarsi, alternarsi e infine ritrovarsi.

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A breve uscirà l’attesa traduzione in tedesco del libro di Romina Casagrande “I bambini del bosco”, pubblicato ad aprile 2021. Il titolo in tedesco è “Feuer auf den Bergen” ed è stato tradotto da Teresa Englert.

Il romanzo è un’immersione nell’atmosfera delle montagne dell’Alto Adige, mettendo in primo piano la loro bellezza e saggezza. La storia si svolge sulle pendici del Seelenkogel, un luogo dove le imponenti montagne e la vita dura degli abitanti giocano un ruolo cruciale. Qui, Luce vive con suo padre e suo fratello, nascosti nel bosco al confine tra Italia e Austria. Gli uomini si mettono costantemente in pericolo lungo gli antichi sentieri di contrabbando, fino a quando anche Luce decide di seguire le loro orme.

Romina Casagrande racconta questa storia con un linguaggio quasi poetico, catturando l’essenza delle persone intrappolate tra montagne e valli, in cerca di casa e libertà, in un mondo colmo di segreti. L’autrice riporta alla luce una pagina della storia rimasta nell’ombra, dando voce a donne di cui persino il nome è stato dimenticato e alle loro conquiste. Il suo racconto guida il lettore attraverso la magia delle montagne, che sono maestre di vita generose ma esigenti, capaci di donare molto ma anche di chiedere tanto in cambio. È un romanzo che parla di libertà, coraggio e riscatto.

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Am 06.02.2024 um 18:00 Uhr findet im Frauenmuseum die Buchvorstellung mit den Autoren Wolfgang und Siegmund Schweiggl aus Kurtatsch statt.

Im Laufe der Zeit haben Vater Siegfried und Sohn Wolfgang Schweiggl, bis zu 20.000 Objekte gesammelt und ausgestellt, davon wurden 190 der gesamten früheren, primitiven Gegenstände im Buch vorgestellt.

Dieses Buch im Gegensatz zu anderen Büchern hat das Ziel unterschiedliche, weniger bekannte und erforschte Objekte vorzustellen; denn jeder einzelne Gegenstand erzählt eine Geschichte. Es ist so aufgebaut, dass Objekte sprechen. Wann, wo und wie lange wurden sie angewandt.

Wir erleben hier eine Zeitreise vom Leben der Menschen bezogen auf Südtirol, von den Jägern und Sammlern, zur Selbstversorgung bis hin zur Industrialisierung.

Die Geschichte wird subjektiv durch die Erfahrungen des Autors geschrieben. So geht es bei den verschiedenen Geschichten, z.B. in Kriegshandlungen um die konkreten Objekte, die bei solchen Auseinandersetzungen im Einsatz waren.

Das Buch beginnt bereits im Steinzeitalter, weiter zu den Römern bis hin zum Mittelalter und endet in den 70er Jahren. Besonderes Augenmerk wird auf die Spuren der Vorfahren in Südtirol gelegt.

Weitere Kapitel fokussieren auf Münzen und Wein, Leben und Wirtschaft, sowie die Arbeitsteilung, bis hin zur industriellen Revolution.

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Giovedì 18 gennaio, Cristina Cassese sarà ospite con il suo nuovo libro “Il bello che piace – Antropologia del corpo in 10 oggetti” edito da Enrico Damiani Editore, nelle sale del Museo delle Donne. Un’opera che esplora la storia antropologica delle donne attraverso un affascinante percorso guidato dagli oggetti.

La storia delle donne nel nostro museo è narrata principalmente attraverso gli oggetti, un DNA che si manifesta nelle nostre vetrine ricche di testimonianze quotidiane. Raccogliamo e esponiamo oggetti che raccontano le storie delle donne nel tempo, riflettendo sia la dimensione privata che quella pubblica della loro esistenza. Attraverso di essi, possiamo comprendere i ruoli assegnati e le aspettative della società, nonché le lotte affrontate, le conquiste dei diritti e i diritti negati.

Il nostro percorso attraversa quasi 250 anni di storia, approfondendo i meccanismi culturali e sociali che hanno plasmato la vita delle donne. Da ideali di bellezza liberamente creativi a quelli trasgressivi e portatori di nuovi paradigmi, fino a quelli che si sono rivelati costrittivi e tossici.

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Zwei Bücher die sich leicht lesen lassen, aber dennoch Tiefgang haben: eine perfekte Urlaubslektüre. In diesen zwei Werken von Laetitia Colombani geht es, grob gesagt, um Frauenbiografien. Wir begleiten Frauen auf einen Teilabschnitt ihres Lebens. Gleichzeitig wird aber ein Bild dieser Frauen gezeichnet, das sehr facettenreich ist und uns Einblicke in ihre Vergangenheit gibt.

Im Roman Der Zopf, 2019 im FISCHER Taschenbuch Verlag erschienen, begleiten die Lesenden drei Frauen, die an unterschiedlichen Orten leben und deren Lebensumstände sich auch sonst, auf den ersten Blick, total voneinander unterscheiden. Am Ende jedoch, werden die drei Geschichten zu einer verflochten und man erkennt wie weitreichend manche kleinen Entscheidungen sind.

Der zweite Roman, Das Haus der Frauen (FISCHER Taschenbuch, 2021) spielt in Paris und beschäftigt sich mit Frauenarmut. Dafür nimmt uns die Autorin mit in das Haus der Frauen, das erste Frauenhaus in Paris. Die Geschichte folgt der Anwältin Solène, die dort ehrenamtlich tätig ist. Gleichzeitig erzählt das Buch auch vom Leben der Gründerin, Blanche Peyron. Dabei folgt die Autorin einer wahren Geschichte, denn Frau Peyron gab es wirklich und der „Palais de la Femme“ dient noch heute als Unterkunft für Menschen in Not. Ich fand dieses Buch noch lesenswerter als Der Zopf, da es sich mit einem Thema beschäftigt, dass so aktuell ist, aber dennoch oft ignoriert wird.

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Der Podcast “Unser Land mit Heike Tschenett” von Rai Sender Bozen hat eine ganze Folge der temporären Ausstellung “FrauenBilden 1723–2023 | 300 Jahre Englischen Fräulein in Meran”, die bis Mai im Frauenmuseum zu sehen ist, gewidmet.

Er bietet einen vertiefenden Einblick in die Geschichte der Englischen Fräulein in Meran, der nun auch im Audioformat verfügbar ist. Die Folge beinhaltet musikalische Begleitung und viele Fragen zur Vertiefung eines wertvollen Stücks der allgemeinen Geschichte und der Geschichte der Schule unserer Region.

„Tue Gutes und tue es gut“, das war der Leitspruch von Mary Ward. Sie begründete Anfang des 17. Jahrhunderts den Orden der Englischen Fräulein, der heute als Congregatio Jesu bekannt ist. Die Ausbildung von Mädchen und jungen Frauen war den Englischen Fräulein von Anfang an ein großes Anliegen. Zu diesem Zweck gründeten sie vor 300 Jahren auch eine Niederlassung in Meran: Die Schule und das Internat am Sandplatz wurden ein Meilenstein für die (Bildungs)-Geschichte Südtirols. Im Gespräch mit der Direktorin des Museums Sigrid Prader, den Historikerinnen Sr. Ursula Dirmeier CJ und Ulrike Kindl, sowie der Archivarin Regina Baar erkundet Margot Schwienbacher ein bislang wenig bekanntes Stück Südtiroler Geschichte.

Hier geht es zur Folge 300 Jahre Englische Fräulein in Meran – 23-11-2023 vom Podcast: Unser Land mit Heike Tschenett

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Maria Hueber hat unsere Bildungslandschaft entscheidend geprägt und kann zurecht als Pionierin der Mädchenbildung unseres Landes angesehen werden. Denn mit ihren Gefährtinnen eröffnete sie im Jahre 1700 die erste unentgeltliche Mädchenschule Tirols. In dieser kleinen Bildungsinstitution wollte sie armen, mittellosen Mädchen elementare Kenntnisse im Lesen, Schreiben und Rechnen vermitteln und sie so aus ihrer benachteiligten Randstellung holen.

Am 29. November 2023 wird im Frauenmuseum die Eröffnung der Maria-Hueber-Gastvitrine von den Maturantinnen des Maria-Hueber-Gymnasiums in Bozen stattfinden. Im Anschluss wird Sr. Dr. Anna Elisabeth Rifeser die Rolle von Maria Hueber als Gründerin der Schule dem Publikum präsentieren und näher erläutern.

Engagierte Maturantinnen des Maria-Hueber-Gymnasiums Bozen gestalteten eine eigene Gastvitrine im Rahmen der Ausstellung “FrauenBilden 300-Jahre Englischen Fräulein” heute „Congregatio Jesu“. Historisches Quellenmaterial aus dem Leben und Werk Maria Huebers kombiniert mit den originellen Ideen der jungen Frauen bezeugen die bahnbrechende Bildungsidee der Schulgründerin und geben inspirierende Impulse für unser Leben und Wirken heute.

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Heute möchten wir euch das Buch „Ich bin Malala. Das Mädchen, das die Taliban erschießen wollten, weil es für das Recht auf Bildung kämpft“ von Malala Yousafzai, 2014 im Knaur Verlag erschienen, empfehlen.

Die derzeitige Sonderausstellung im Frauenmuseum „FrauenBilden“ dreht sich ganz um die Bildungsgeschichte von Mädchen und Frauen in Meran und in Südtirol. Das Recht auf Bildung, das hier in den letzten Jahrzehnten erkämpft wurde, hat vielen Frauen ein Stück Freiheit gebracht. Hier ist Mädchenbildung erreicht, doch weltweit bleibt noch heute vielen Mädchen und jungen Frauen das Recht auf Bildung verwehrt.

Das Buch “Ich bin Malala” von Malala Yousafzai, gemeinsam verfasst mit Christina Lamb, ist eine fesselnde und inspirierende Autobiografie, die die Leser:innen auf eine bemerkenswerte Reise eines jungen Mädchens mitnimmt, das sich gegen Unterdrückung auflehnt und sich für das Recht auf Bildung stark macht. Die Geschichte wirft nicht nur Licht auf die erschütternden Erfahrungen, die Malala gemacht hat, sondern betont auch die Kraft der Bildung, die Stärke des menschlichen Geistes und die Auswirkungen, die eine einzelne Person auf die Welt haben kann.

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Bis jetzt wurde uns von Männern gesagt, wir müssen glauben. Das ist wahr, wir müssen es. Aber lasst uns weise sein und wissen, was wir zu glauben haben und was nicht.“

(Mary Ward, Ausstellung FrauenBilden 1723-2023 300 Jahre Jubiläum der Englischen Fräulein In Meran)

16.11.2023//19.00 Uhr im Frauenmuseum Meran

Vortrag mit Prof. Mag. Dr. Annemarie Augschöll Blasbichler

Überzeugt von der grundsätzlichen Gleichwertigkeit der Geschlechter, strebten die Englischen Fräulein für Frauen eine ähnlich solide Ausbildung an, wie sie für Männer vorgesehen war. Das Bildungsideal und die Pädagogik entsprachen dem damaligen Zeitgeist: Zugrunde lag ein positives Menschenbild, das eine Erziehung des Menschen zum Guten für möglich hielt. Die Veranstaltung: Südtiroler Bildungsgeschichte: Streitlichter durch ein Jahrtausend, spannt einen Bogen von der ersten Erwähnung einer Schule im Jahr 1000 in Brixen bis zum schwierigen Wiederaufbau des muttersprachlichen Schulwesens im 20. Jahrhundert. Dabei werden nicht nur die wichtigsten Meilensteine der Schulgeschichte und ihre Ziele erläutert, sondern auch die jeweilige politische Vision und Instrumentalisierung von Bildung sowie die tatsächlichen Auswirkungen auf die Bildungsbiographien. Bildungsgeschichte wird dabei über die Jahrhunderte zu einer Exklusions- und Inklusionsgeschichte mit unterschiedlichen Zugangsmöglichkeiten und Rahmenbedingungen. Insbesondere Mädchen und Kinder aus dem ländlichen Raum bleiben noch in den Nachkriegsjahrzehnten die Benachteiligten.

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