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Vanessa Gómez-Salas Steinhäusl stellt uns heute in der Rubrik #leselust zwei  spannende Bücher vor.

 

Weibliches Schreiben mit scharfem wütenden Blick

Anke Stellings „Schäfchen im Trockenen“ und Nina Lykkes „Alles wird gut“

Schon vor etwa 90 Jahren forderte Virginia Woolf in einem Vortrag, dass Schriftstellerinnen den Engel im Hause töten und endlich die Wahrheit über sich selbst und ihren Körper schreiben sollten. Sie meint damit natürlich den Ausbruch aus der vom Patriarchat eingeschränkten weiblichen Rolle als hochanständige Gattin und liebevolle Mutter. Damals kam das einer Revolution gleich. Inzwischen ist das zornige Anschreiben gegen die tradierten Rollen und gegen das verschämte Schweigen in den von Frauen verfassten literarischen Texten gang und gäbe. Weibliche Autorinnen sind laut geworden, selbstbewusst, ironisch, manchmal überspitzt, aber auch scharfsichtig, nicht ohne Mut zur Peinlichkeit und Unsicherheit. Noch immer werden diese Werke vor allem von männlichen Kritikern mit herablassender Geste als „Frauenliteratur“ bezeichnet, was schon eine qualitative Herabstufung bedeutet: von Frauen geschriebene Bücher, die dann wieder von Frauen gelesen werden. Während Frauen seit Jahrhunderten nichts anderes übrig blieb, als sich mit der männlichen Weltsicht und ihrem Blick auf das weibliche Geschlecht in deren literarischen Werken auseinanderzusetzen, gibt es zumindest das Vorurteil, dass Männer nicht gern von Frauen geschriebene Bücher lesen.  Was weibliches Schreiben im heutigen Zeitgeist bedeutet, seine Sichtbarkeit in den Medien und im Literaturbetrieb, ist zunehmend Thema vieler Essays und Artikel. Ein komplexes und hochbrisantes Geflecht aus historischen Altlasten und zeitgenössischer Aufbruchsstimmung.

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Questo mese Alice de Rensis ci presenta il libro “Parle-moi d’amour: vite esemplari di grandi libertine” scritto da Vanna Vinci (Milano, Feltrinelli Comics, 2020) . “Parle-moi d’amour” è un fumetto che racconta la vita di dodici donne straordinarie e incredibilmente libere, vissute tra Ottocento e inizio Novecento.

L’autrice, Vanna Vinci, ha voluto presentare le loro vite in forma di intervista, come se passeggiando per le strade di Parigi, nei luoghi che le hanno viste protagoniste, potesse rievocarne i fantasmi e dialogare con loro. Apollonie Sabatier, La Païva, Valtesse de la Bigne: si tratta di quelle che venivano definite courtisanes, grandi orizzontali, demi-mondaines, che con la loro vita sessuale libera (e mercenaria) erano protagoniste della mondanità dell’epoca e delle prime pagine scandalistiche. Hanno lanciato mode, influenzato uomini di potere, ispirato scrittori come Proust e Baudelaire, lasciato in eredità sorprendenti fortune e memorie libere da falsi moralismi.

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Questo mese Nadia Mazzardis ci presenta il libro „Bastava chiedere. 10 storie di femminismo quotidiano.“ scritto da Emma.  Emma è una blogger, fumettista e ingegnera informatica francese. Comincia distribuendo volantini femministi all’entrata delle metro di Parigi prima di andare a lavoro. Nel 2016 decide di aprire un blog. Appena pubblicata online, la storia Bastava chiedere! esplode sul web con migliaia di condivisioni. Oggi le sue storie sono dei bestseller da 100.000 copie e sono tradotte in molte lingue. In Italia Laterza ha pubblicato nel 2020 Bastava chiedere! Dieci storie di femminismo quotidiano, con la prefazione di Michela Murgia.

Il libro mi ha molto incuriosito fin dal titolo. Bastava chiedere! Quante volte ce lo siamo sentite dire dai nostri compagni di vita e dai padri dei nostri figli e/o figlie? Molto spesso, troppo.

Nel momento in cui uno dei due nella coppia (solitamente l’uomo) pensa che l’altra persona (solitamente la donna) non solo si debba occupare della cura dei deboli della famiglia, dell’organizzazione e dell’esecuzione del lavoro domestico e poi debba pure “chiedere” di fare qualcosa al partner, tutto questo si trasforma in totale deresponsabilizzazione dell’uomo e piena sovra-responsabilizzazione della donna, travestita da finta collaborazione del primo e da senso di colpa per la seconda. Se tu me lo chiedi io sono gentile e lo faccio, ma se tu non me lo chiedi come posso saperlo?

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Nun ist es wieder Zeit für die Rubrik #leselust. Ulrike Steinhäusl schreibt heute über die Trilogie „Kindheit“, „Jugend“, „Abhängigkeit“ von der dänischen Schriftstellerin Tove Ditlevsen.

“Die Kindheit ist lang und schmal wie ein Sarg, aus dem man sich nicht allein befreien kann.“

Mit diesem erstaunlichen und düsteren Satz beginnt das sechste Kapitel des Bandes „Kindheit“ der dänischen Schriftstellerin Tove Ditlevsen (1917 Kopenhagen – 1976 Kopenhagen). Ein Satz gemacht wie für die ersten Verse eines Gedichtes. Poetin war diese Frau in erster Linie und als Dichterin des Volkes aus dem Arbeitermilieu ist sie in Dänemark auch populär. So gut wie unbekannt war sie jedoch im Ausland bis zum jüngsten Erscheinen der Trilogie von Kopenhagen, einer Art Memoiren, die auf Deutsch in drei kleinen Bänden mit den Titeln „Kindheit“, „Jugend“ und „Abhängigkeit“ herausgegeben wurde.
Man kann die Bücher zwar getrennt lesen, aber die kontinuierliche Lektüre aller drei hilft den Lauf eines kompliziert gewundenen Lebens besser zu verstehen. Die Prosa von Ditlevsen hypnotisiert einen von den ersten Seiten weg; nackt, ironisch, lapidar, faszinierend durch das völlige Fehlen von Rhetorik, trotzdem, oder gerade deshalb, stellenweise zutiefst poetisch und ergreifend.

                        

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Oggi Francesca Ferragina ci presenta il libro “Il silenzio delle ragazze” (casa editrice: Enaudi). Fu scritto dalla scrittrice britannica Pat Parker (*1943) e pubblicato per la prima volta nel 2018 e in Italia nel 2019.

 Dalla quarta di copertina:

𝐿𝑎 𝑔𝑢𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑇𝑟𝑜𝑖𝑎 𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜𝑛𝑡𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝐵𝑟𝑖𝑠𝑒𝑖𝑑𝑒, 𝑙𝑎 𝑠𝑐ℎ𝑖𝑎𝑣𝑎 𝑑𝑖 𝐴𝑐ℎ𝑖𝑙𝑙𝑒. 𝑈𝑛 𝑟𝑜𝑚𝑎𝑛𝑧𝑜 𝑚𝑒𝑚𝑜𝑟𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑒 𝑠𝑜𝑣𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖𝑣𝑜, 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑃𝑎𝑡 𝐵𝑎𝑟𝑘𝑒𝑟 𝑑𝑎̀ 𝑣𝑜𝑐𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑒 𝑟𝑒𝑙𝑒𝑔𝑎𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑟𝑒𝑡𝑟𝑜𝑣𝑖𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑆𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎.

Può un SILENZIO essere ASSORDANTE?

Ho parlato sul mio canale Instagram di questo libro durante l’appuntamento de #LaLetturaDellaDomenica
È fuori classifica, ma l’ho voluto citare perché ritengo che, seppur completamente differente dalle opere di Madeline Miller, il romanzo di Pat Barker meriti un approfondimento.
Non si tratta solo di uno sguardo femminile di una delle guerre più famose dell’antichità, bensì è la voce data a chi ha vissuto i retroscena della guerra: donne che hanno subìto una guerra fatta dagli uomini.
Troviamo la voce squillante e a tratti fievole di Briseide e attraverso lei scopriamo visioni differenti dei grandi personaggi che già si conoscono: Achille, Patroclo, Agamennone, Ulisse, Nestore, ma anche Ettore, Paride e Priamo.
Scopriamo le donne (realmente esistite e non), i loro doveri, la loro rassegnazione, il loro coraggio e il loro dolore. Come detto, in un “silenzio” assordante!
Un romanzo intenso, a volte crudo, ma di una bellezza davvero disarmante.

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Ulrike Steinhäusl stellt uns heute in der Rubrik #leselust das Buch von Wolfram Eilenberger „Feuer der Freiheit. Die Rettung der Philosophie in finsteren Zeiten 1933-1943“ vor.

„Die Rettung der Philosophie in finsteren Zeiten. 1933 – 1943“ heißt der Untertitel dieses Buchs, in dem das Leben und Wirken von vier Philosophinnen während jener tiefschwarzen Jahre der europäischen Geschichte beleuchtet werden: Simone de Beauvoir (1908 Paris – 1986 Paris), Simone Weil (1909 Paris – 1943 Ashford, England), Ayn Rand, eigentlich Alissa Rosenbaum (1905 St. Petersburg – 1982 New York) und Hannah Arendt (1906 Hannover – 1975 New York). Vier junge Frauen entwickeln unter schwierigsten Verhältnissen gegen den Strom der Zeit ihre philosophischen und sozialen Ideen und legen Fundamente für eine freiere emanzipiertere Gesellschaft. Wie schon aus ihren Sterbeorten ersichtlich ist, mussten sie mit Ausnahme von Simone de Beauvoir, den Weg ins Exil gehen, da sie jüdische Wurzeln hatten.

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Questo mese Romina Casagrande ci presenta il libro dell’autrice Sandra Petrignani „Marguerite“. Petrignagi, nata nel 1952 a Piacenza, racconta nel suo libro la vita interessante di Marguerite Duras, una scrittrice, regista e sceneggiatrice francese. Siamo curiosi!

 

“Quando ammiri uno scrittore, t’incuriosisce. Cerchi di carpire il suo segreto. Gli indizi per risolvere l’enigma che rappresenta.”
Philip Roth, Lo scrittore fantasma

E quando a raccontare una scrittrice come Marguerite Duras è un’altra scrittrice, del calibro di Sandra Petrignani, ne può nascere soltanto un’opera caleidoscopica che, attraverso un riflesso di specchi, ci restituisce l’immagine della donna e dell’artista, della letteratura e della vita. Intrecciate, avviluppate, fino a non sapere più dove finisca l’una e cominci l’altra.

Si legge come un romanzo, Marguerite, edito da Neri Pozza, ma è una biografia attenta che restituisce il paesaggio interiore e letterario di una delle personalità più dirompenti della letteratura francese, autrice de “L’amante” che la consacrerà al successo mondiale nel 1984.

Ogni capitolo è dedicato a una fase della sua vita ed è intitolato come uno dei molti nomi in cui Marguerite Duras, nata a Saigon nel 1914 e morta a Parigi nel 1996, si riconobbe. Come se dietro ad ognuno di essi si celasse una storia, un frammento di anima che soltanto alla fine può ricomporsi nell’unitarietà di un carattere complesso e contraddittorio.

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Den Anfang in unserer neuen Rubrik #leselust macht Ulrike Steinhäusl mit ihrem ersten Literaturtipp. Sie stellt uns kurz das Buch der heute 81-Jährigen Helga Schubert „Vom Aufstehen.  Ein Leben in Geschichten“  vor. Wir sind gespannt!

Heute schreibe ich zum ersten Mal für den Blog des Frauenmuseums Meran und bin dabei ein bisschen aufgeregt. Denn ich muss gestehen, ich habe noch nie etwas gebloggt. Rezensionen, Buchtipps und literaturwissenschaftliche Artikel habe ich viele verfasst, ja, aber die Direktheit des Blogs scheint mir anders zu sein.  Dabei wird es ja gar nicht um mich selbst, sondern um Bücher gehen. Um Bücher, die es meiner Meinung nach wert sind, gelesen zu werden. Zwar gibt man als empfehlende Schreiberin nicht allzu viel von sich preis, vielmehr baut man Brücken, die manchmal schmal und wackelig sind, um zu den Menschen am anderen Ufer zu gelangen und diese davon zu überzeugen, gerade diesen Text in die Hände zu nehmen. Sind es vor allem jüngere Leserinnen, die sich für so einen Blog interessieren, frage ich mich. Hoffentlich können sie dann mit Büchern von alten Frauen was anfangen und vor allem mit Meinungen einer Bloggerin, die selbst nicht mehr jung ist. Die zu besprechenden Autorinnen werden teils sehr jung, in den besten Jahren oder schon alt sein, manche sind bereits tot.  Die literarische Wanderschaft wird querbeet durch Kulturen und Epochen gehen.

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Sie ist eine Frau, die viele Bücher liest. Um euch auf die neue Rubrik #Leselust auf unserem Blog einzustimmen, stellen wir heute Ulrike Steinhäusl vor. Ab nun wird sie in regelmäßigen Abständen Buchempfehlungen von Literatur von und über Frauen an uns weitergeben.
Wir durften ihr einige Fragen stellen, um sie besser kennenzulernen.

ERZÄHLEN SIE UNS VON IHREM HINTERGRUND.

Ich bin in Österreich in gutbürgerlichen Verhältnissen aufgewachsen und hatte das Privileg meine Kindheit  auf den Wiesen, an und in den Seen und Flüssen des Salzkammerguts zu verbringen. Nach einem Übersetzer- und Dolmetscherstudium in Graz war ich eine Zeitlang in England, habe mich aber dann für das warme Spanien entschieden und  einen Andalusier geheiratet.  Meine Tochter Vanessa wurde auf den Kanarischen Inseln geboren, mein Sohn in Salamanca. Es waren Wanderjahre, die uns auch in die damals noch Spanische Sahara führten.  Nach weiteren Studien während der Ehe habe ich in Würzburg zum Dr. phil. promoviert. Irgendwann sind wir berufsbedingt  in Palma de Mallorca gestrandet. Ein Neubeginn und die damit verbundene Trennung zeichneten sich ab. Nach einigen spannenden Übersetzer- und Dolmetscherjahren konnte ich mit 57 Jahren noch einen Lehrstuhl für Germanistik an der Universität der Balearen in Palma de Mallorca ergattern. Bis zuletzt war ich bei internationalen Forschungsprojekten engagiert, die sich u.a. mit Biographien und Literatur jüdischer Frauen im 19. und 20. Jahrhundert beschäftigt.