Le abbiamo già conosciute – le donne dell’Alta Formazione “Manager dell’innovazione sociale” di Bolzano – e promesso di seguirle nel loro sviluppo… In ottobre un gruppo di queste nuove innovratrici sociali sono viaggiate in Trentino per visitare Agitu Idea Gudeta – pastora di capre, contadina e imprenditrice – che era nei mass media perché vittima di un attacco razzista. Un atto di solidarietà, ma anche di sensibilizzazione.
Noi pubblichiamo l’intervista fatta da loro ad Agitu – una donna arrivata dall’Etiopia nella Valle dei Mòcheni per la sua passione di vivere in armonia con la natura e per realizzare un suo progetto di un’agricoltura sostenibile. Parlerà della sua storia di vita, il suo lavoro, le sue capre, ma anche su razzismo e la vita in Trentino adesso la pubblichiamo qui sul blog. Ecco le domande e risposte:
Qual’ è la tua filosofia di vita?
La mia filosofia di vita si basa innanzitutto sul rispetto per le cose che ci circondano, per le persone, per la natura, per il lavoro che facciamo. Tutto ciò deve avere un senso finale, deve ripetersi sulle persone del territorio, perché con le nostre azioni riusciamo a contaminare tanti.
Qual è la tua fonte di ispirazione?
La voglia di fare, di realizzare cose belle, cose buone per la collettività. Non guardando soltanto il profitto ma il beneficio collettivo.
Hai un idolo?
Si, Martin Luther King. Grande uomo, grande esempio di resistenza, pacatezza e di contingenza. Quindi per me è un grande idolo e maestro.
Quali caratteristiche personali sono ammirevoli per te?
Una persona deve conoscere sé stessa. Una persona che vive con consapevolezza è già un soggetto risoluto. Credo che tutto ciò comincia da noi stessi, dalla conoscenza di noi stessi.
Il nostro senso del vivere non si arricchisce con i soldi, ma con la nostra percezione per le cose. Un ricco con tutti i soldi che ha non è felice e la felicità deriva dalla nostra percezione delle cose.
Sei una persona spirituale?
Di origine sono cattolica, però io credo in un’energia superiore, che portiamo anche dentro noi stessi. Perché la bibbia stessa lo dice: Dio ci ha creato con una sua parte divina. Perciò noi abbiamo anche questa parte divina. Dio onnipotente con tutta la sua forza, la stessa forza nostra, e sta a noi avere o meno la consapevolezza questa forza.
Cosa ti dà forza?
Quello che mi dà forza è il mio progetto, tante belle persone che conosco, i ragazzi che lavorano con me e soprattutto l’amore inteso nella sua totalità, amore per la vita, per le persone, per tutto ciò. Il mio motto: senso di vita, senso di vivere.
Se domani vincessi alla lotteria, faresti ancora il tuo lavoro?
Lo farei sempre, perché il mio lavoro mi dà gioia e felicità, mi dà senso di vita. Per me la mattina all’alba alzarsi e andare dalle capre e il senso del mio vivere.
Quando per te un atto diventa razzista (sguardo, parola, gesto)? Quando arriva al limite?
Il limite è quando uno arriva alle azioni, azione verbale, l’aggressione fisica, vuol dire li siamo già all’apice.
E come reagisci in tale situazione?
E’ un mix: ci sono momenti di rabbia, di sconforto, di grande forza, però il motore e quello di lottare contro la violenza e fare resistenza, ma mai subirla.
Come lo comunichi?
Dialogando, interagendo. L’ostilità nasce dal non conoscersi. Il conflitto si può anche risolvere, confrontandosi e conoscendosi. Quando uno conosce bene chi sei, non può avere paura di te. Dialogando il conflitto si può risolvere. Sono assolutamente per la pacificazione e non per lasciare un conflitto in sospeso.
Cosa ne pensi degli stranieri che, sono nella situazione in cui ti sei trovata tu durante il tuo arrivo in Italia (con soli 200 euro e aver lavorato d’impegno per raggiungere il proprio sogno), ma che non hanno questa tua mentalità del fare da sé? Potrebbero… ma magari rende loro più facile pensare a fare figli e sistemarsi economicamente.
Allora, io parto comunque da una situazione avvantaggiata. Nel senso che ho la conoscenza della lingua del territorio, so muovermi bene all’interno della cultura di questo territorio. Sono riuscita comunque a muovermi bene e fare quello che ho fatto.
Per una persona che viene da fuori; ragazzi che vengono da diversi villaggi, che magari non sanno l’italiano, l’orientamento diventa veramente difficile e riuscire a fare quello che sono riuscita a fare io.
Quindi ci vorrebbero enti di supporto per queste persone, perché di risorse ne abbiamo tante e non sono sfruttate completamente.
Cosa pensi degli Italiani convinti che la reputazione di uno straniero singolo, vale per tutti?
Questo modo di contestualizzare, visualizzare o pensare… è dovuto secondo me alla poca intelligenza. Perché la fascia (classe media) non è analitica, critica.
Dal momento che un soggetto è analitico critico può fare delle analisi concrete e arrivare al dunque, dal momento che non siamo uguali. Anche li lo strumento è quello della cultura: essere attivi, essere informati, indagare, capire e interagire.
Come secondo te sarebbe il modo migliore per uno straniero di affrontare una situazione tipica di ostilità?
Non avere paura, andare a testa alta e fare le proprie cose. L’esempio che do ai miei ragazzi è uno dei messaggi del film di Benigni “LA VITA È’ BELLA “, non farci condizionare da niente. Chi è ostile e razzista è un soggetto che ha problemi personali, un disagio che sta riversando verso sull’altro e perciò il migliore strumento è fregarsene.
Quale consiglio daresti alle donne etiope che si trovano nella situazione in cui ti sei trovata tu (aggressione razzista)?
Di denunciare. Tutte le donne devono denunciare le violenze, magari non abbiamo strumenti efficienti a livello legale, ci mettono tempo le indagini. Perciò innanzitutto confidarsi alle persone vicine e utilizzare i media, i giornali, chiamare i giornalisti e dal momento in cui si condivide con la comunità e le persone vengono a sapere, il violento lo mettiamo al muro.
Quali consigli daresti alle donne straniere in generali, in relazione al loro sogno di mettere su una propria attività?
Acculturarsi. L’ importante è non improvvisare mai, sapere bene quello che si vuole fare, studiando e facendo statistiche. L’imprenditoria italiana è abbastanza costosa, quindi una rischia di farsi male.
Com’è il rapporto tra te e le tue capre?
Il rapporto è materno, come tra madre e figli/e.
Quale è stato il motivo che ti ha spinto ad aprire l’azienda agricola “LA CAPRA FELICE”?
Perché avendo lavorato con i pastori nomadi, le capre ormai le ho nel sangue.
Quale consiglio daresti a noi innovatrici sociali?
Interagire con la società, non rimanere in disparte e non avere mai paura.
Non farsi mai condizionare da nessuno e lavorare sulla centralità di noi stessi.
Cercare di tirare fuori la forza che abbiamo dentro, perché non ci manca nulla e abbiamo tutto ciò che ci serve.
Se questa notte succedesse un miracolo e ti svegliasse domani mattina e notassi che il problema della discriminazione razziale, del pregiudizio, dell’ignoranza sarebbe risolto: Da che cosa lo noteresti per primo?
Dalla felicità delle persone. Le persone sarebbero tutti più felici.
Se tra tutte le tue attività della tua quotidianità… dovresti scegliere solo una da completare, a quale non potresti rinunciare mai?
Non potrei mai rinunciare ad andare al pascolo con le mie capre.
Per ulteriori informazioni sui prodotti di Agitu: http://www.lacaprafelice.com/