Un curioso trend, il “Subway T-shirts” sta attirando l’attenzione su una questione ancora presente nella società: la paura di aggressioni sessiste che molte donne affrontano quando si spostano in determinati contesti pubblici, in luoghi considerati non sicuri e in particolare, li dove è nato nella metropolitana di New York. Nonostante sia indiscutibile il diritto di ciascuno di vestirsi come desidera e di vedere rispettata la propria persona e il proprio corpo, le donne continuano a sentirsi bersaglio di atti sessisti, come fischi, sguardi imbarazzanti, commenti sul corpo e contatti indesiderati.
La campagna “Subway T-shirts” che da New York sta passando anche in altri paesi, è stata ideata e lanciata su Tik Tok da alcune giovani donne, e sta girando in altri paesi, che desiderano rendere visibile questo grande disagio del non potersi muovere liberamente in tutti i luoghi pubblici, senza temere aggressioni o molestie, specialmente nelle ore serali e sui mezzi pubblici. L’idea è quella di nascondere e coprire il proprio outfit con magliette oversize XXL durante il tragitto, per poi toglierle e godere della propria libertà una volta raggiunta la destinazione.
Perché proporre un’azione di questo tipo? Stiamo ritornano indietro? Stiamo rinunciando a dei diritti conquistati da decenni? Si e no… non vi è una risposta univoca, e vale la pena dedicavi qualche riflessione in più.
Leggerne sui mass media ci ha riportato al titolo di uno dei seminario sviluppato per le scuole superiori “Posso davvero mettermi quello che voglio?”, abbigliamento tra individualità e norme – ieri e oggi
In cui accompagniamo ragazze e ragazzi a riflettere su quali siano i principali meccanismi sociali che si nascondono dietro la moda, quali i paradigmi per leggerli e come scegliere in modo consapevole, anche a seconda dei contesti in cui siamo o ci muoviamo, come vestirci.
La moda e l’abbigliamento hanno sempre giocato un ruolo importante nella storia delle donne, spesso simboleggiando una lotta per la liberazione e sfidando le norme sociali preesistenti. La minigonna, ad esempio, ha rappresentato un simbolo di rottura delle convenzioni e ha dato alle donne la possibilità di scoprire le gambe in modo evidente, sfidando l’idea che il corpo femminile dovesse essere nascosto o coperto. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti nel corso degli anni, la discriminazione di genere e l’oggettivizzazione del corpo femminile persistono.
Dall’altra, il modo in cui ci vestiamo, l’abbigliamento, esprime i nostri bisogni di appartenenza e comunica qualcosa sulla persona, anche quando ciò non sia intenzionale. Anche vestirsi in modo “neutro” comunica qualcosa di noi. Ed é certo che non intendiamo rinunciarvi.
È importante quindi sottolineare che le regole sull’abbigliamento esistono, ma sono legate a contesti specifici e possono, anzi ci auspichiamo che siano oggetto di negoziazione, tra le richieste formali dei contesti stessi, come ad esempio la scuola, un territorio o un periodo storico, e le persone che ne fanno parte, con i propri desideri, idee e valori.
Anche se in modo non consapevole ci muoviamo sempre tra regole e libertà individuale, tra parametri dettati dall’esterno e i nostri gusti e valori personali, tra contesti formali e tempo libero. Contesti che a volte si contraddicono, e sta alla singola persona metterli in equilibrio, regolarli.
La campagna “Subway T-shirts” mette proprio in evidenza questa contraddizione sociale. Nonostante le conquiste ottenute nel diritto di muoversi liberamente e nel mostrare il proprio corpo senza paura, le donne continuano a vivere situazioni di discriminazione e aggressioni. Il movimento vuole suscitare una riflessione sulle dinamiche sociali problematiche che ancora persistono, dove da una parte c’è il diritto di non coprire o nascondere il proprio corpo, mentre dall’altra si perpetua l’idea che le donne che lo fanno desiderino provocare sessualmente o siano legittime vittime di abusi.
L’abbigliamento può quindi essere un modo per esprimere la propria individualità e appartenenza, ma può anche comunicare involontariamente messaggi sulla persona. La scelta di indossare magliette oversize XXL durante il tragitto in metropolitana diventa quindi un mezzo per sfidare le aspettative sociali e proteggersi dalle possibili aggressioni. È un gesto di solidarietà e di consapevolezza che evidenzia la necessità di creare spazi pubblici sicuri per tutti, senza discriminazioni di genere.
Roberta Ciola