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Una breve storia delle donne: „Sei bella/Sei brutta“ e „Brave ragazze“

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Questa settimana, come vi avevamo annunciato nell’articolo di presentazione di „Una breve storis delle donne“ di Sandra Passerello, vi proponiamo altre due puntate del suo podcast.

La puntata numero 2 „Sei bella/Sei brutta“ dedicata agli ideali di bellezza, e la puntata numero 3 che racconta, anche con un pizzico di ironia, che cosa si celava dietro all’idea di „brava ragazza“.

Vi auguriamo un buon ascolto!

 

PUNTATA 2
Sei bella/Sei brutta

Il tema della bellezza pare essere per il mondo femminile un argomento inevitabile, perché?

Chi o cosa definisce il concetto di bellezza? Ma soprattutto perché le donne dovrebbero essere belle? Ne parliamo attraverso l’ironico testo tratto dal saggio di Giulia Blasi “Brutta”, ma anche con un estratto da un classico di una grande autrice come Marguerite Duras e una interessante testimonianza da “I brutti anatroccoli” di Piergiorgio Paterlini.
E‘ davvero necessario essere belle? E cosa è disposta ad affrontare una donna per essere considerata bella? Ne parliamo proprio con Roberta Ciola del Museo delle Donne, dove di ideali di ideali di bellezza si parla a più riprese nella mostra permanente, a ricordarci che le giovani generazioni vanno aiutate ad interrogarsi su questi temi.

Tutto ci fa sorridere però ascoltando “Non sono bella” di Maria Monti, un brano dimenticato, ma di un’ironia quasi esilarante!

Certamente troppi gli uomini che determinano il concetto di bellezza femminile e che richiedono standard a cui aderire. Che sia finita quell’epoca in cui le ragazze dovevano risultare sempre carine e piacevoli? In parte certamente sì, ma chi meglio di Anna Magnani per insegarci a guardarci davvero come siamo e a piacerci, ci volesse anche l’intera nostra vita!

 

In streaming su Rai Alto Adige:

Una breve storia delle donne – puntata 2: Sei bella/Sei brutta

 

PUNTATA 3
Brave ragazze

“Se tu fossi una brava ragazza…” con questa frase si sono ammonite per decenni le giovani ragazze, perché adottassero comportamenti ritenuti consoni alla loro condizione femminile; tanto da far scrivere a Luigi Tenco nel 1963 una canzone proprio con questo titolo. La canzone termina più o meno con questa frase “se tu fossi una brava ragazza probabilmente ti avrei lasciata!” perché per fortuna negli anni ’60, sono iniziati dei movimenti di emancipazione femminile, che rifiutavano in toto questo ruolo e che progressivamente hanno rivendicato il diritto di una libertà individuale, non vincolata da stereotipi comportamentali.

Eppure anche Eve Ensler, autrice del celeberrimo “I monologhi della vagina”, in un brano estratto dal suo “Il corpo giusto”, dichiara che da bambina immaginava che da grande sarebbe stata “BRAVA”, qualsiasi cosa si volesse indicare con questa affermazione, perché le ragazze dovevano essere brave.

Il tema di questa puntata ci fa quindi indagare, attraverso un brano della Ensler, ma anche con una lettura da “Una donna spezzata” di Simone de Beauvoir, storica femminista e romanziera, come l’idea di questo ruolo abbia condizionato psicologicamente intere generazioni di giovani donne, convinte che l’unica funzione cui potevano aspirare fosse quella di moglie. Con la giornalista Lina Sotis e la cantante Betty Curtis, si comincia ad ironizzare parecchio su questa condizione di mogli e del resto Domenico Modugno, già alla fine degli anni ’50 affermava in una sua canzone che “Le mogli sono tutte pericolose”.

Approderemo infine ad un confronto con la pedagogista e psicologa Nicoletta Simionato, del consultorio L’Arca di Bolzano, che ci parla di come oggi le ragazze percepiscano il loro ruolo nel mondo e se ancora persista da qualche parte l’idea di dover essere “Brave ragazze”.

In streaming su Rai Alto Adige: Una breve storia delle donne – Puntata 3: Brave ragazze 

Sandra Passarello e Roberta Ciola

 

 

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