Questo mese Romina Casagrande ci presenta il libro dell’autrice Sandra Petrignani “Marguerite”. Petrignagi, nata nel 1952 a Piacenza, racconta nel suo libro la vita interessante di Marguerite Duras, una scrittrice, regista e sceneggiatrice francese. Siamo curiosi!
“Quando ammiri uno scrittore, t’incuriosisce. Cerchi di carpire il suo segreto. Gli indizi per risolvere l’enigma che rappresenta.”
Philip Roth, Lo scrittore fantasma
E quando a raccontare una scrittrice come Marguerite Duras è un’altra scrittrice, del calibro di Sandra Petrignani, ne può nascere soltanto un’opera caleidoscopica che, attraverso un riflesso di specchi, ci restituisce l’immagine della donna e dell’artista, della letteratura e della vita. Intrecciate, avviluppate, fino a non sapere più dove finisca l’una e cominci l’altra.
Si legge come un romanzo, Marguerite, edito da Neri Pozza, ma è una biografia attenta che restituisce il paesaggio interiore e letterario di una delle personalità più dirompenti della letteratura francese, autrice de “L’amante” che la consacrerà al successo mondiale nel 1984.
Ogni capitolo è dedicato a una fase della sua vita ed è intitolato come uno dei molti nomi in cui Marguerite Duras, nata a Saigon nel 1914 e morta a Parigi nel 1996, si riconobbe. Come se dietro ad ognuno di essi si celasse una storia, un frammento di anima che soltanto alla fine può ricomporsi nell’unitarietà di un carattere complesso e contraddittorio.
L’opera racconta l’infanzia della scrittrice sul Mekong, quando per tutti era Nenè, anche per quella madre dura e ingombrante, che era così difficile amare eppure ancora più difficile lasciare; gli anni della maturità, quando gli amici più stretti, da Godard a Jeanne Moreau la chiamavano Margot, fino agli ultimi anni, vissuti in un lungo delirio megalomane e narcisistico in cui resta soltanto Duras, il nome dato dal pubblico, dai giornali.
È la testimonianza di una donna che si fa largo in un mondo di uomini e per la quale vita e scrittura rappresentano la stessa lotta. L’alcolismo e la dolorosa disintossicazione, le ferite infantili mai guarite, la ricerca di un amore che è innanzitutto tentativo disperato di amarsi e che le farà infine comprendere che “nessun amore vale l’amore”. Ma anche le contraddizioni del Colonialismo e le scelte coraggiose della Resistenza. C’è tutto questo in Marguerite della Petrignani.
È un libro che ho amato perché amo profondamente l’universo della Duras. Sono certa – e la sua storia lo testimonia – che esista un cortocircuito tra vita e letteratura, capace di illuminare anche i lati più bui dell’animo umano. E di farci sentire tutti più simili, più vicini e meno soli, in quel campo aperto che sono le emozioni, le fragilità, le glorie e le miserie delle vite vissute.