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Questa settimana, proseguiamo la rassegna delle puntate di „Una breve storia delle donne“ di Sandra Passerello, che ci accompagna già da luglio. Oggi vi proponiamo altre due dal suo podcast.

La numero 6, dedicata al femminismo, e a cosa significhi essere femministe? E la puntata 7 dedicata al grande tema della maternità, con le tante dimensioni che la accompagnano, quella privata e più intima della gioia ma anche del rifiuto, e i vecchi e nuovi saperi professionali.

Come sempre le puntate sono intercalate da canzoni e brani letterari storici e attuali, che danno voce alle culture delle varie epoche, e da interviste a donne che rappresentano le istituzioni e i servizi del nostro territorio. Questa volta ascoltiamo Grazia Barbiero politica di lunga data di grande spessore culturale, ed esperta in tematiche femministe e  Silvia Cavalli del Centro informazione Maternità.

Vi auguriamo un buon ascolto!

 

PUNTATA 6
Il femminismo

Cosa è stato il femminismo nella storia e cosa significa oggi essere femministe?

Un argomento meno semplice di quanto possa apparire, forse, ma per cominciare è indispensabile citare un libro pubblicato da Einaudi nella collana “Vele”, dal titolo “Dovremmo tutti essere femministi”, di Chimamanda ´Ngozi Adichie.

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Pinkes Kleid, rosa High-Heels, perfekte Haare und ein strahlendes Lächeln – das ist Barbie genau wie man sie sich vorstellt. Und genau so hängt sie auch auf riesigen Werbeplakaten auf der ganzen Welt und lädt uns ein mit ihr „Barbieland“ zu erobern.

Am 20. Juli dieses Jahres kam der Film „Barbie“ der Regisseurin Greta Gerwig in die Kinos Europas und natürlich auch Südtirols und sorgt derzeit für ordentlichen Gesprächsstoff. Schon allein am ersten Wochenende spielte der Film 155 Millionen Dollar ein. Das stellt einen neuen Rekord für eine weibliche Direktorin auf und ist schon aus diesem Gesichtspunkt ein großer Tag für Frauen in der Filmindustrie. Doch die Qualität und der Wert eines Films lassen sich natürlich nicht an dem Gewinn an der Kinokasse festmachen. Also lass uns über Inhalte reden.

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Questa settimana, proseguiamo la rassegna delle puntate di „Una breve storia delle donne“ di Sandra Passerello, ve ne proponiamo altre due dal suo podcast.
La puntata numero 4: „La sessualità“ dedicata alla sessualità femminile e la puntata numero 5 „Politica, lavoro e potere femminile“ che mette al centro l’importanza delle donne nel mondo del lavoro.

Vi auguriamo un buon ascolto!

PUNTATA 4
La sessualità

E parliamo finalmente di sessualità femminile! Dico finalmente perché questo tema, fino a pochi lustri fa è stato un vero tabù, un tema difficilissimo da affrontare pubblicamente.
Per fortuna oggi ci sono i consultori familiari ed è diffusa anche nelle scuole un’educazione alla sessualità per i più giovani, che dovrebbe quantomeno preservare le nuove generazioni da equivoci grossolani, dettati da eccessivo pudore e mancanza di confronto. La psicoterapeuta Roberta Fregona del consultorio AIED di Bolzano prova a raccontare in breve quali siano i timori su questo tema, se ancora persistano, o come siano cambiate, nel tempo, paure e incertezze legate alla propria sessualità nelle giovani ragazze.  Se ne parla dunque oggi, ma un’elegante e ironica canzone di Milly, famosa cantante di rivista, ci diceva che “Si fa, ma non si dice”.

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Questa settimana, come vi avevamo annunciato nell’articolo di presentazione di „Una breve storis delle donne“ di Sandra Passerello, vi proponiamo altre due puntate del suo podcast.

La puntata numero 2 „Sei bella/Sei brutta“ dedicata agli ideali di bellezza, e la puntata numero 3 che racconta, anche con un pizzico di ironia, che cosa si celava dietro all’idea di „brava ragazza“.

Vi auguriamo un buon ascolto!

 

PUNTATA 2
Sei bella/Sei brutta

Il tema della bellezza pare essere per il mondo femminile un argomento inevitabile, perché?

Chi o cosa definisce il concetto di bellezza? Ma soprattutto perché le donne dovrebbero essere belle? Ne parliamo attraverso l’ironico testo tratto dal saggio di Giulia Blasi “Brutta”, ma anche con un estratto da un classico di una grande autrice come Marguerite Duras e una interessante testimonianza da “I brutti anatroccoli” di Piergiorgio Paterlini.
E‘ davvero necessario essere belle? E cosa è disposta ad affrontare una donna per essere considerata bella? Ne parliamo proprio con Roberta Ciola del Museo delle Donne, dove di ideali di ideali di bellezza si parla a più riprese nella mostra permanente, a ricordarci che le giovani generazioni vanno aiutate ad interrogarsi su questi temi.

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Heute möchten wir euch den Podcast „Große Töchter.“ der österreichischen Kulturwissenschaftlerin Beatrice Frasl empfehlen. Diese war schon an mehreren Podcasts beteiligt, unter anderem „She Who Persisted. The Nasty Podcast“. Erst vor wenigen Monaten erschien ihr Buch „Patriarchale Belastungsstörung. Geschlecht, Klasse und Psyche“, in welchem sie die Themen psychische Gesundheit, Patriarchat und Gesundheitsversorgung zusammenbringt.

Auch in „Große Töchter.“ vereint Frasl viele Bereiche und beleuchtet feministische Fragestellungen aus verschiedenen Perspektiven. Dazu lädt sie seit 2018 ca. alle zwei Wochen Expert:innen ein und interviewt diese zu Mutterschaft, Vaginismus, Vorbilder, Klassismus, Arbeit, Frauen im Sport, in der Literatur uvm. Auch Sexualität und Diskriminierung von queeren Menschen sind wichtige Aspekte des Podcasts. Frasl’s Zugang ist dabei sehr intersektional und die Fragestellungen innovativ. So ist das Thema der zuletzt veröffentlichten Folge (14.06.2023), Gewalt bei homosexuellen Paaren, ein Thema über das man selbst in der feministischen Bubble nicht viel hört. Dadurch hebt sich der Podcast hervor und kann selbst für Menschen, die sich schon länger mit feministischen Themen beschäftigen, neues Wissen liefern.

Ihre Aufklärungs- und Senisibilisierungsarbeit führt sie auf Instagram (@fraufrasl) weiter.

 

Hier findet ihr den Podcast:

Große Töchter. | a podcast by Beatrice Frasl (podbean.com)

und überall wo es Podcasts gibt.

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Questa settimana vi presentiamo Sandra Passerello e la sua “Una breve storia delle donne“, presentata al pubblico come spettacolo nelle sale a teatrali, e da cui è poi nata una trasmissione radiofonica, ora disponibile in un podcast da ascoltare in streaming, anche in spiaggia o durante una piacevole passeggiata estiva.

Inizialmente avevamo chiesto all’autrice di presentare sé stessa, e il suo prezioso lavoro qui in questo spazio digitale del Museo delle Donne e da lì é nata l’idea di accompagnare voi, care lettrici e lettori, durante l’estate a scadenza bisettimanale con le puntate di „Una breve storia delle donne“.

„Mi chiamo Sandra Passarello, classe ’68, nata in Alto Adige, vissuta molti anni in altre città italiane o all’estero e tornata in questo territorio alcuni anni fa per diverse vicissitudini personali. Sono un’attrice di teatro, ma spesso anche regista e drammaturga delle mie performances. Oltre al teatro ho studiato per diversi anni l’uso della voce, anche attraverso i canti di tradizione di altre culture, che mi hanno trasmesso autenticità.

Ciò che mi diverte, ciò che mi commuove, mi fa riflettere o mi stupisce, mi piace condividerlo col pubblico; in particolare intrecciando letteratura e musica, creando tessuti narrativi e musicali che porgano a chi ascolta spunti e storie in cui rispecchiarsi o di cui recuperare una memoria, un pensiero condiviso e condivisibile.

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Performance/reading #aNoiNo!NICHTmitUns!
16 marzo alle ore 18.00 presso il Museo delle Donne

La violenza di genere è un problema diffuso in tutto il mondo e purtroppo l’Italia non fa eccezione. È importante che le persone di tutte le età, soprattutto, le nuove generazioni, trattino e approfondiscano questa questione, imparino con quali subdole forme essa si può manifestare, sappiano quali risorse la società civile mette in atto per prevenirla, e come loro stesse possano contribuire affinché esca dal sommerso.

Il convitto della Scuola Alberghiera di Lingua Italiana „Cesare Ritz“ di Merano ha affrontato la tematica della violenza di genere con diversi gruppi nel corso degli ultimi anni. Attraverso laboratori e diversi incontri, le studentesse e gli studenti hanno avuto l’opportunità di discutere e approfondire questo tema molto delicato, accompagnati dalle loro educatrici ed educatori.

Il reading del 16 marzo è il risultato di un lavoro di diversi mesi durante i quali si sono messi in gioco, facendo anche un percorso di formazione personale e di consapevolizzazione, per poi salire palco e condividere con il pubblico esterno emozioni e riflessioni di grande impatto.

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Locker, lässig und vor allem eines: ehrlich – so klingt der neue Podcast aus dem Vinschgau, in dem vier junge Frauen über Feminismus und all die Themen, die damit zusammenhängen, sprechen.

Mit dem Gedanken einen eigenen Podcast zu machen, spielten die Gründerinnen schon eine ganze Weile. Vergangenes Frühjahr war es dann so weit: recht spontan, bei einem gemütlichen Beisammensein beschlossen die vier Frauen diese Idee, die sie einfach nicht mehr loslassen wollte, in die Tat umzusetzen. Voller Elan organisierten sie innerhalb kürzester Zeit alles, was nötig war, um das gemeinsame Vorhaben zu realisieren. Hinter diesem Projekt stecken Christine Stacherl aus Wien, die Vinschgerinnen Ingrid Kapeller und Kathrin Hutter sowie Franziska Heiß aus dem Sarntal.

Christine hat molekulare Biotechnologie studiert und arbeitet nun als wissenschaftliche Mitarbeiterin in Wien. Ingrid wohnt in Innsbruck und studiert dort die beiden Masterstudiengänge Gender, Kultur und Sozialer Wandel sowie Medien. Kathrin ist zusätzlich zu ihrem Studium an der Universität Innsbruck auch als Lehrerin für Deutsch und Geschichte an der Oberschule in Schlanders tätig und Franziska lebt in Glurns und arbeitet als Co-Gründerin und Designerin der Südtiroler Agentur „i-kiu design“, dem Tochterunternehmen der Wiener Webagentur i-kiu. Trotz der unterschiedlichen Wohnorte und Tätigkeiten, denen die Frauen nachgehen, verbindet sie das Anliegen, einen objektiven Austausch über politische und gesellschaftskritische Sujets stattfinden zu lassen. Mit „ätsch bätsch“ möchten sie möglichst viele Südtiroler:innen zum Nach- und Umdenken anregen.

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Meine lange Reise durch alle Frauenmuseen weltweit – es sind über 100! – führt mich in das nördlichste Frauenmuseum Europas, ins – Women’s Book Lounge – in Eyrarbakki (Island). Die Vision der Gründerin Anna Jonsdottir: Eine Sammlung von Büchern aller Isländischen Autorinnen aufzubauen.

Wie kommt eine Frau auf die Idee, in einem 500-Seelen-Dorf an der Südküste Islands, ein Frauenmuseum zu gründen?

„Als ich in einem Schloss in England einen Raum entdeckte, der Britischen Schriftstellerinnen gewidmet war, wusste ich gleich: Das möchte ich in Island für isländische Autorinnen auf die Beine stellen.

Ich begann, anderen von meiner Vorstellung zu erzählen und sie fingen an, mir Bücher zu bringen. Bald kamen sie von überall her, aus dem ganzen Land. Ich kaufte bisher kein einziges. Begonnen hat alles in meinem eigenen Haus, bis die Gemeinde mir 2 Räume zur Verfügung stellte, in denen ich am 25. April 2013 die Bücher-Lounge eröffnete. Es nahm sogar die jetzige Premierministerin, damals Kulturministern, teil.“

 Die „sons“ oder Söhne des Landes sind nämlich weit über die nationalen Grenzen hinaus bekannt, während die Töchter oder „dottirs“ des Landes, nicht denselben Bekanntheitsgrad genießen. Anna Jonsdottir sagt Schluss dazu und bietet den Besucher*innen in der Bücher-Lounge zwischen über 3000 Werken von über 600 Autorinnen zu stöbern.

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Der Feminist, Journalist und Vater Nils Pickert erläutert in seinem Buch „Prinzessinnenjungs“ wie stark verankert die Erwartungen bezüglich Geschlechterrollen auch gegenüber Jungs sind. Jungs verdienen nämlich genauso Körperkontakt, Mitgefühl und Trost. Sie verdienen es, Prinzessinnenjungs sein zu dürfen, Röcke tragen zu dürfen, ihre Gefühle auszudrücken und mit Puppen zu spielen. In jedem Jungen stecken Träume, Hoffnungen und Eigenschaften, die als unmännlich, schwach und mädchenhaft bezeichnet werden, nur weil sie aus der vermeintlichen Norm fallen.

Dabei gibt es viele Formen der Männlichkeit und jeder Junge sollte, genauso wie jedes Mädchen, alle Türen offen haben, um sich selbst zu finden. Jungs werden von ihren Gefühlen und ihrer Verantwortung getrennt und zwar nicht nur von Fremden, sondern auch von Freunden und dem familiären Umfeld. Sie üben und erleben konstant  psychische und physische Gewalt, auf dem Schulhof, in der Umkleidekabine, beim Biertrinken. Sie werden erniedrigt und verspottet und durch Gewalt eigentlich erst zu richtigen Männern geschliffen. Nicht weinen dürfen, Fußballversager, mit 14 noch keine Freundin haben, kleiner Pimmel, keinen hochkriegen, nicht mal richtig saufen können. Gehörst du nicht dazu, wirst du aussortiert, ausgegrenzt oder als „Homosexueller“ oder als „Mädchen“ abgestempelt.

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Am Donnerstag, 9. Juni um 21.00 startet unsere neue dreiteilige Programmreihe in Zusammenarbeit mit dem OST WEST country Club: Time to talk! 

Körper: Die Schönheit der Vielfalt | Corpi: la bellezza della varietà

Keine Lust mehr auf stereotype oder retuschierte Schönheitsbilder? Wir wollen Menschen jeden Alters, jeder Körperstatur, Herkunft oder Hautfarbe, mit Besonderheiten, Narben, Implantaten oder Behinderungen eine Bühne geben, in der Hoffnung dass alle lernen, sich in der eigenen Haut wohl zu fühlen. Wir wollen Mauern der Unsicherheit einreißen, die Wichtigkeit von Ästhetik herunter brechen und auf die Gefahr von Diskriminierungen aufgrund des Aussehens hinweisen. Das Publikum kann sich jederzeit direkt ins Gespräch einbauen, mitmachen und eigene Erfahrungen einbringen.

Feminismen aller Art, haben immer wieder unterstrichen, wie wichtig es für den Prozess der Selbstbestimmung und Freiheit ist, sich von vorgegeben Mustern und Schönheitsidealen zu lösen, um sich selbst schätzen und entfalten zu können. Wir werden im Laufe des Gesprächs verschiedene feministische Konzepte wie gender, Bodyshaming und Intersektionalität (vielfache Diskriminierungsformen) besprechen, auch um aufzuzeigen, welchen Beitrag Frauen für die Weiterentwicklung der Gesamtgesellschaft geleistet haben. Schönheitswahn, Diäten, Essstörungen und Frustrationen in Bezug auf den eigenen Körper, betreffen nämlich schon lange nicht mehr ausschließlich Frauen. Mittlerweile sind fast alle davon betroffen, die mal in einer Modezeitschrift geblättert haben, einen Film oder eine Werbung gesehen haben…es ist fast unmöglich der sogenannten Perfektion auszuweichen, ohne sich mit den Models zu messen, ohne sich über die eigenen Unvollkommenheiten Gedanken zu machen.

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Am 26. Mai ist Gisela Landesberger wieder im Museum zu Gast, diesmal wird sie für die Reihe „Frauensalongespräche – weibliche Lebenskunst“  über Amalie Hohenester erzählen. Amalie Hohenester (1827 – 1878) war aufgrund ihres Kräuterwissens, welches sie für die Heilung von Frauenleiden einsetzte, als Wunderheilerin und „Doktorbäuerin“ bekannt.

Sie stellte aus Kräutern Tinkturen, Tees und Salben her, die sie als therapeutische Maßnahmen zu Frauenleiden, gemeinsam mit Bädern und Güsse, verordnete. Mit ihren Kuren erzielte sie bei zahlreichen Gästen, gezielte Linderung der Beschwerden und Heilungen. Darunter konnte sie auch Frauen helfen, die einen Kinderwunsch hatten oder verhüten wollten.

Die Heilquelle im Wald Mariabrunn, genauso wie das ehemaligen Bauernbad, verhalfen ihr zu internationalem Renommee.

Gisela Landesberger ist langjährige Frauenbeauftragte des Landkreises Freising und freiberufliche Referentin für Erwachsenenbildung. Seit vielen Jahren berichtet sie im Frauenmuseum Meran, im Rahmen der „Frauensalongespräche – weibliche Lebenskunst“, über historische Frauengestalten und ihr Schaffen.

Termin: 26.05.2022, 19.30 Uhr, Frauenmuseum

Anmeldung erwünscht: service@museia.it, Tel. 0473 231216

 

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Im Rahmen des Projektes „Birth Cultures“ stellt Anita Runggaldier am 17. Mai um 19.00 ihr Buch „Hebamme Clara aus dem Sarntal“ (Raetia Verl.) im Frauenmuseum vor.

Klara Thaler Stuefer ist die letzte Hausgeburtshebamme des Sarntals. Als Tochter einer vielköpfigen Bauernfamilie beschloss sie selbstbewusst, einen anderen Weg zu gehen als viele junge Frauen: ohne Unterstützung holte sie die Mittelschule nach und wurde Hebamme. Sie schildert die Zeit der Ausbildung in Padua Anfang der 1950er-Jahre und ihren entbehrungsreichen Alltag, der von harter Arbeit zu jeder Tages- und Nachtzeit geprägt war. Sie erzählt von den freudigen, aber auch die leidvollen Momente, an denen sie als Hebamme teilhaben durfte. Klaras Erzählungen werden durch die Geschichten von fünf Sarner Frauen ergänzt, die beschreiben, wie sie Schwangerschaft, Geburt und Wochenbett in einer von Männern dominierten Gesellschaft erlebt haben.

Autorin Anita Runggaldier, lebt im Sarntal und ist Mutter von zwei Kindern. Nach Ihren Abschluss der Landesfachhochschule für Gesundheitsberufe in Bozen, ist sie seit 2004 Hebamme im Gesundheitsbezirk Meran.

Termin: 17.05.2022, 19.00 Uhr im Frauenmuseum

Anmeldung erwünscht: service@museia.it, Tel. 0473 231216

 

 

 

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Am 11. Mai 2011, vor elf Jahren, wurde die Istanbul-Konvention zur Vorbeugung und Bekämpfung gegen Gewalt an Frauen unterzeichnet.

Am Mittwoch, 11. Mai um 18 Uhr am Waltherplatz in Bozen wird daher ein Flashmob organisiert, um Politik und Gesellschaft zu sensibilisieren und zum Handeln anzuregen! Alle können sich beteiligen und das Lied „Canción sin miedo“ von Vivir Quintana, vorerst in spanischer Sprache und ein zweites Mal in einer deutsch-italienisch-ladinischen Version, mitsingen. Dabei soll erneut auf die Forderungen des Frauenmarsches und der Wichtigkeit der Instanbul-Konvention aufmerksam gemacht werden.

Die Istanbul-Konvention von 2011 wurde im Jahre 2013 auch von Italien ratifiziert, zur Bekämpfung von Gewalt gegen Frauen, einem Phänomen welches „Ausdruck historisch gewachsener ungleicher Machtverhältnisse zwischen Frauen und Männern ist, die zur Beherrschung und Diskriminierung der Frau durch den Mann und zur Verhinderung der vollständigen Gleichstellung der Frau geführt haben“.

Im Allgemeinen sind Sicherheit und Stabilität eher den Männern garantiert, während die “symbolische Ungleichheit” einen großen Einfluss auf den Werdegang der Frauen und Mädchen hat. Vor allem die Mädchen investieren viel Einsatz in ihre Ausbildung und sind ihren männlichen Schulkameraden in Hinblick auf die Ergebnisse meist deutlich überlegen. Diese Überlegenheit spiegelt sich dennoch nicht in ihren Arbeitschancen wider. An dieser Stelle sei bemerkt, dass gerade Südtirol einen der italienweit höchsten Anteile an Frauen hat, die nach dem ersten Kind aus der Arbeit ausscheiden.

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Filmprämiere über die Eiskletter-Weltmeisterin Angelika Rainer
„My world Upside Down“ von Elena Goatelli
Von den Südtiroler Bergen bis an die Spitze der Welt

Bereits im Kindesalter war die Meranerin Angelika Rainer (geboren 1986) regelmäßig mit ihrer Mutter in den Südtiroler Bergen unterwegs. Seit der Eröffnung der Kletterhalle in Meran ist Angelika mit Herz und Seele dabei – das Klettern wird vom Freizeitsport zum Lebensinhalt und Beruf. Auf die Halle folgen der Fels und dann das Eis. Rainer ist dreifache Eiskletter-Weltmeisterin, zweifache Vizeweltmeisterin, hat unzählige Italienmeisterschaften gewonnen und ist die einzige Frau die weltweit in der Disziplin Dry tooling den Schwierigkeitsgrad 15 schafft. Mit Pickel und Steigeisen hat sie vor 4 Jahren diese schwierige Route in den Dolomiten mit großem technischem Können geschafft, keiner anderen Frau ist es bis heute gelungen, die gleiche Leistung zu vollbringen. Die Spitzensportlerin ist auch abseits des Kletterns ein naturverbundener Mensch und hat ein Studium der Agrarwissenschaft abgeschlossen. „Nach 10 Jahren Eisklettern kann ich mich heute der neuen Disziplin Dry tooling widmen, das freut mich unglaublich – es beginnt ein neues Kapitel in meinem Leben. Ich habe mich dem Eisklettern und Dry tooling für über 10 Jahre mit Herz und Seele gewidmet, nun hingegen habe ich mich wieder mehr dem klassischen Felsklettern verschrieben. Zudem möchte ich in Zukunft meine Leidenschaft fürs Klettern auch Anderen weitergeben.“

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È proprio nello spirito del Museo delle Donne tessere una rete allargata con altri istituti, associazioni, gruppi d’interesse e, come in questo caso, con le scuole.

Sono molte le classi scolastiche che vengono al museo per una visita guidata, che illustra loro le tappe fondamentali della storia femminile e gli aspetti riguardanti le lotte per l’emancipazione, approfondendo temi come i ruoli di genere, il lavoro di cura e gli ideali di bellezza come elementi di costrizione culturale. Alcune classi propongono, elaborano o approfondiscono questi temi all´interno di progetti scolastici interdisciplinari.

Alcune fra queste scuole allestiscono persino mostre all´interno delle vetrine dedicate agli ospiti del museo, mettendo in gioco i saperi, le riflessioni e la creatività delle studentesse e degli studenti.

Quest’anno la rete si è allargata arrivando a coinvolgere addirittura una scuola nella cittadina di Jesi, in provincia di Ancona. Le studentesse della quinta classe dell´indirizzo di Moda dell’Istituto d’Istruzione Superiore Marconi Pieralisi di Jesi, hanno allestito a marzo una bellissima mostra nelle sale del Comune di Jesi dal titolo “Più donne più libere: Trasformazioni della moda nel XX secolo”.

Grazie alla prof.ssa Paola Soverchia, che ha visitato il Museo delle Donne alcuni mesi prima, abbiamo organizzato per le studentesse una visita guidata online usando il tour in 3D del museo.