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Frauenmuseum | Museo delle donne

Da cosa nasce cosa, la rete con le scuole si allarga e arriva al comune di Jesi

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È proprio nello spirito del Museo delle Donne tessere una rete allargata con altri istituti, associazioni, gruppi d’interesse e, come in questo caso, con le scuole.

Sono molte le classi scolastiche che vengono al museo per una visita guidata, che illustra loro le tappe fondamentali della storia femminile e gli aspetti riguardanti le lotte per l’emancipazione, approfondendo temi come i ruoli di genere, il lavoro di cura e gli ideali di bellezza come elementi di costrizione culturale. Alcune classi propongono, elaborano o approfondiscono questi temi all´interno di progetti scolastici interdisciplinari.

Alcune fra queste scuole allestiscono persino mostre all´interno delle vetrine dedicate agli ospiti del museo, mettendo in gioco i saperi, le riflessioni e la creatività delle studentesse e degli studenti.

Quest’anno la rete si è allargata arrivando a coinvolgere addirittura una scuola nella cittadina di Jesi, in provincia di Ancona. Le studentesse della quinta classe dell´indirizzo di Moda dell’Istituto d’Istruzione Superiore Marconi Pieralisi di Jesi, hanno allestito a marzo una bellissima mostra nelle sale del Comune di Jesi dal titolo “Più donne più libere: Trasformazioni della moda nel XX secolo”.

Grazie alla prof.ssa Paola Soverchia, che ha visitato il Museo delle Donne alcuni mesi prima, abbiamo organizzato per le studentesse una visita guidata online usando il tour in 3D del museo.

 

Per saperne di più sui lavori abbiamo chiesto alla Prof.ssa Soverchia di rispondere ad alcune domande sopra il lavoro svolto.

 

Gentile Prof.ssa Soverchia che tipo d´istituto è il vostro?

L’IIS Marconi Pieralisi, radicata realtà scolastica pluridecennale nel territorio di Jesi, è un Istituto di formazione secondaria superiore che accorpa l’Istituto Tecnico con gli indirizzi di Informatica, Elettronica Automazione e Meccatronica; l’Istituto Professionale con gli indirizzi di Moda e MAT-Motori e Impianti.

L´istituto ha sempre avuto quest’attenzione specifica alle tematiche femminili?

Essendo una scuola prevalentemente maschile, l’urgenza di sensibilizzare l’utenza verso tematiche femminili è particolarmente sentita e rientra nel progetto educativo promosso dalla scuola, che collabora con associazioni territoriali, come Casa delle Donne, per promuovere incontri, dibattiti e programmi sulle problematiche femminili.

Di che cosa tratta il vostro progetto?

E’ un viaggio nel mondo dell’emancipazione femminile attraverso la moda, che ripercorre quasi un secolo di storia del costume dalla fine dell’Ottocento e tutto il Novecento. La classe di sole studentesse della quinta classe del corso di Moda dell’Istituto d’Istruzione Superiore Marconi Pieralisi di Jesi, grazie alla guida della professoressa di Scienze e Tecnologie Tessili Romina Morganti e della professoressa di Progettazione Tessile Abbigliamento Moda e Costume Ciampicale Anuska, ha interamente ideato e realizzato 10 capi inediti per la mostra. La mostra “Più donne più libere: Trasformazioni della moda nel XX secolo” si è svolta al Palazzo Convegni di Jesi dal 17 al 20 marzo.

 

Da dove nasce l’idea?

Il focus del progetto è mostrare, attraverso l’analisi del ruolo socio-antropologico della donna nell’immaginario culturale di cui la moda è il prodotto, la liberazione del corpo femminile da tutte quelle strutture e quegli orpelli che lo tenevano imprigionato, come in una sorta di “violenza” velata condizionata dagli stereotipi femminili della società patriarcale. Partendo da una tipologia di abbigliamento considerato ingombrante e “antigienico” che arrivava a deformare il corpo, si passa ad abiti e tessuti più comodi grazie al lavoro di Coco Chanel (la regina indiscussa della moda) con il suo “Petit Noir” e “Tailleur Chanel”, per passare poi all’utilizzo dei tailleur con pantaloni grazie all’iconica Marlene Dietrich, alla minigonna di Mary Quant, fino ad arrivare al Power Look degli anni ’80/’90 e le giacche destrutturate di Armani. Uno sguardo rivolto all’emancipazione femminile attraverso l’abbigliamento e la moda, che diventano vero e proprio specchio sociale.

La mostra ha avuto il piacere di esporre, oltre ai lavori delle alunne, anche abiti originali appartenuti a donne dell’entroterra marchigiano di inizio Novecento e macchine da cucire d’epoca offerte dal Museo delle Macchine da Cucire di Filottrano.

Chi coinvolge il progetto e che ricaduta può avere?

Questo progetto coinvolge la scuola che l’ha partorito e le istituzioni locali che da sempre collaborano per la divulgazione nel territorio dei progetti promossi dalla nostra scuola. Il Comune ha messo a disposizione le sale del Palazzo dei Convegni, dove la mostra è stata ospitata. La comunità ha avuto la possibilità di visitarla gratuitamente e conoscere l´impegno importante nella formazione civica scolastica dei nostri studenti e studentesse, avendo l’occasione di riflettere su tematiche di grande attualità come l’emancipazione femminile.

Che ruolo ricopre lei nella scuola e nel progetto?

In qualità di docente di italiano e di storia ho approfondito le suggestioni letterarie ispirate alla moda, al ruolo della donna e alla sua emancipazione, approfondendo con le mie studentesse le trasformazioni della moda in parallelo alla trasformazione del ruolo della donna all’interno del contesto storico e sociale. Da qui nasce la collaborazione con il vostro museo, che ho avuto il piacere di conoscere e visitare nel mese di ottobre, in occasione della mia partecipazione ad un corso di storia promosso dall’Istituto Ferruccio Parri in collaborazione con il Comune e l’Università di Bolzano.

 

 

Roberta Ciola

 

 

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