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Cambiare tono, no grazie!

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Di recente nel parlamento inglese, la dottoressa Rosena Allin-Khan ha accusato il governo di non aver affrontato l’emergenza Covid-19 in modo adeguato, causando migliaia di perdite di vite umane. La cosa sconvolgente é stata la reazione da parte del parlamentare Hancock che la ha subito zittita invitandola ad abbassare i toni.

Partendo da questo fatto la giornalista Elisa Pino Di Hellanetwork ha scritto un interessante articolo su come si stia assistendo a un generale aumento di ciò che viene chiamato il tone policinig, ovvero una forma di microaggressione verbale che avviene quando una persona in una posizione di privilegio si sente in diritto di silenziarne un’altra persona, se questa proviene da un background svantaggiato. Frasi come “Calmati, così possiamo avere una conversazione da persone adulte.”, “Non pensi di essere eccessiva?”,Capisco la tua opinione, ma possiamo parlarne in modo civile?”, sono quindi solo apparentemente innocue, perché eliminano la possibilità di esprimere le nostre emozioni, non viene messo in discussione ciò che diciamo ma come lo facciamo, facendo leva sulle differenti posizioni sociali in atto. Quello che viene criticato non è il messaggio stesso – che rischia di passare totalmente in secondo piano – bensì il modo con cui questo viene comunicato, specie quando sono coinvolte rabbia, tristezza, frustrazione, paura e altre emozioni percepite come negative.

L’espressione tone policing ha preso piede nel 2015 nei centri culturali statunitensi, anche se le donne ne siano vittime da ben prima che avesse un nome: da sempre viene detto loro che stanno esagerando, sono troppo emotive o pazze. Come se parlare senza emotività fosse l’obiettivo massimo e come se le cause dell’accusa mossa della dottoressa al governo inglese, non avessero alcun peso. Per quanto sia preferibile una comunicazione serena e civile, la pratica del tone polcing deve essere sempre osservata smascherata o riconosciuta con attenzione, perché viene spesso messa in pratica per sviare l´attenzione dal tema stesso o metter in atto forme di potere.

Ma cosa possiamo fare per combattere il tone policing? L´autrice di podcast Leyla Okhai sostiene l’importanza di abituarsi a riconoscere e chiamare con il suo nome il tone policing, sia quando ne siamo vittime sia quando lo usiamo contro altre persone. Fondamentale è anche interiorizzare che ogni emozione è legittima anche quando non é positiva o non piacce per forza a chi ci sta davanti.

Sarah Trevisiol

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