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Anita Rossi: Esistono modi per combattere il sessismo nei media

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Dopo l’incontro con la giornalista Anita Rossi il 14 agosto sul sessismo nei media, vogliamo pubblicare qui alcuni spunti e link suggeriti durante il dialogo, affinché sempre più persone inizino a denunciare pubblicità o contenuti redazionali sessisti, ad avere uno sguardo critico e seguire media che propongono linguaggi alternativi.

Che cos’è il sessismo?

Il sessismo si riferisce a qualsiasi espressione (azione, parola, immagine, gesto) basata sull’idea che alcune persone, per lo più donne, siano inferiori a causa del loro genere. Per sessismo si intende lo svantaggio, la svalutazione, la violazione e l’oppressione di una persona o di un gruppo a causa del genere. Il sessismo è anche l’idea che i generi abbiano un ordine o una sequenza. Per esempio, l’idea che gli uomini valgano più delle donne.

Il sessismo è dannoso.

Produce sentimenti di inutilità, autocensura, cambiamenti di comportamento e deterioramento della salute. Il sessismo deriva dalla disuguaglianza di genere. Colpisce in modo sproporzionato donne e ragazze. Può colpire anche uomini e ragazzi se non si conformano ai ruoli di genere stereotipati della loro società. Gli effetti dannosi del sessismo possono essere esacerbati per alcune donne e uomini anche in aggiunta a discriminazioni a causa della loro etnia, età, disabilità, estrazione sociale, religione o altri fattori.

Il sessismo esiste in tutti gli aspetti della vita, nel linguaggio, nelle immagini e nelle forme di azione.

La violenza a volte inizia con una battuta. Episodi isolati di sessismo possono sembrare innocui, ma creano un’atmosfera di intimidazione, paura e insicurezza. Questo porta all’accettazione della violenza, soprattutto nei confronti di donne e ragazze. Ad esempio, quando si rifiuta l’uguaglianza e si chiede invece di “riportare le donne al focolare” o quando le donne sono viste principalmente come oggetti sessuali.

Oltre alla presenza quotidiana del sessismo, anche le istituzioni e le strutture della nostra società possono attuare la discriminazione sulla base del genere. Ad esempio, quando un’azienda paga le donne meno degli uomini o le donne occupano meno posizioni di leadership in politica e negli affari e non appaiono in modo autonomo nel panorama mediatico.

I media sono lo scenario delle regole di comportamento tra i generi.

Formulano giudizi di valore e generano nozioni di mascolinità e femminilità. Se queste attribuzioni mediatiche sono diverse e tolleranti o, al contrario, restrittive o stereotipate, ciò influisce sulla libera formazione dell’identità individuale. Qualsiasi pubblicità che faccia leva sugli stereotipi, attribuisca caratteristiche negative alle persone o generalizzi una sola caratteristica a un intero gruppo è problematica. Per le donne, questo è aggravato dal fatto che i loro corpi sono spesso ritratti come oggetti sessuali nei media. Le donne sono ridotte al loro corpo e tutto ciò che costituisce la loro persona viene ignorato.

Esempi di sessismo nei media e nei social media:

– Una rappresentazione sessualizzata delle donne – Un programma televisivo con soli uomini
– Copertura mediatica della violenza contro le donne che incolpa le vittime
– Le donne giornaliste (e anche giornalisti) che ricevono commenti sui social media sul loro aspetto piuttosto che sui loro argomenti
– Portali internet dai quali gli annunci di lavoro vengono inviati solo agli uomini perché gli algoritmi sono codificati in modo discriminatorio

Perché si dovrebbe affrontare questo problema?

Bambini/e come adulti sono bombardati e influenzati da messaggi mediatici sessisti. Tali messaggi limitano le loro scelte di vita. Danno l’impressione che gli uomini abbiano conoscenza e potere, mentre le donne sono oggetti e va bene commentare semplicemente il loro aspetto. Il sessismo online può causare danni nella vita reale. Se qualcuno viene maltrattato o deriso online, può essere anche registrato. La registrazione viene spesso diffusa ed è difficile da eliminare.

Come si può prevenire?

  • Attuare le leggi sulla parità di genere nei media.
  • Formare i professionisti dei media e della comunicazione sull’uguaglianza di genere.
  • Garantire che donne e uomini siano rappresentati nei media in modo equilibrato e in ruoli diversi e non stereotipati.
  • Promuovere una pubblicità che sia critica nei confronti degli stereotipi di genere e che li sensibilizzi piuttosto che rafforzarli.
  • Offrire formazione sull’alfabetizzazione digitale, soprattutto per i giovani e i bambini.
  • Perseguire penalmente e criminalizzare i discorsi e le azioni di odio sessista (anche online).
  • Creare servizi specializzati che forniscano consulenza su come affrontare il sessismo.
  • Segnalare giornalisti/e e testate giornalistiche che non si attengono ai codici etici della loro professione.
  • Denunciare pubblicità e contenuti mediatici sessisti.

Il Manifesto di Venezia del 2017 ha dato luogo ad un cambiamento all’interno della categoria, inserendo nel Testo Unico, codice etico dei giornalisti e delle giornaliste un importante articolo, in vigore come art. 5bis:

Rispetto delle differenze di genere
Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il/la giornalista:
a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona;
b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e alla continenza. Presta attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso;
c) assicura, valutato l’interesse pubblico alla notizia, una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte.

Questo è il contatto con l’organo disciplinare della Camera regionale di giornalisti/e a cui segnalare chi riproduce sessismo nei media:

https://www.odgtaa.it/il-consiglio-di-disciplina/attuale (Mail o Pec con materiale allegato)

Alcuni esempi alternativi/best practice:

https://giulia.globalist.it/ GIULIA (giornaliste unite libere autonome)
http://narrazionidifferenti.altervista.org/
– sette regole di Michela Murgia per una corretta informazione sulla violenza contro le donne con esempi concreti: https://www.primaonline.it/2020/10/01/313259/il-decalogo-sul-femminicidio-infiamma-repubblica/
– morte o mortificazione: Michela Murgia: https://www.repubblica.it/dossier/cronaca/osservatorio-femminicidi/2021/01/25/news/femminicidio_-283791036/?ref=RHTP-BI-I284211528-P14-S2-T1
– VIDEO Raiplay – Docuspettacolo bellissimo con Marina Senesi (2021) sull’argomento:
https://www.raiplay.it/video/2021/11/Doppio-taglio—Come-i-media-raccontano-la-violenza-sulle-donne-61fd88d7-50d6-46a5-9ea9-20b6c55602b2.html
– Una guida delle donne austriache per una giusta copertura mediatica in caso di violenza di genere
https://www.youtube.com/watch?v=BTZq2q_Cicg TED Talk Il Potere delle Parole giuste di Vera Gheno:

Buoni esempi di narrazione mediatica propositiva e non sessista, – #giornalismodifferente:
– LaSvolta
– Valigiablu
– SlowNews
– L’essenziale e l’Internazionale
– Datum, Seiten der Zeit (A)
– Der Falter (A)
– Ö1 (A)
– DieKorrespondentin (D)

Podcast attenti all´argomento

– Morgana, storie libere di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri (I)
– Faust & Kupfer – Lisa Christ & iriam Suter (D)
– Darf sie das? – Nicole Schöndorfer (D)
–  Jeannes Welt – Jeanne Drach (D)
– Ätsch bätsch – der feministische Podcast aus den Alpen (Ingrid Kapeller & Co.) (D)
– Wenden … svoltare – Anita Rossi (D/I)

 

Documenti da scaricare in PDF:

Manifesto delle giornaliste e dei giornalisti per il rispetto e la parità di genere nell’informazione:
ManifestodiVenezia2017

Anregungen zur medialen Prävention von Gewalt an Frauen und ihren Kindern
(Verein Autonome Österreichische Frauenhäuser):
Gewaltfrei leben (PDF)

Sarah Trevisiol

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