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Vita è coraggio. Storia di Milena Jesenská

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Milena Jesenská, è stata una creatura veramente speciale e non deve essere vista solo la donna amata da Franz Kafka, come riportano le lettere che lui scrisse qui a Merano nella primavera del 1920. Milena era una donna che durante la sua giovinezza aveva disatteso tutti gli schemi conservatori dell’epoca e sebbene abbia avuto una vita molto complessa e in fine anche dolorosa, aveva comunque sviluppato una consapevolezza e una generosità di grande valore. Ebbe come modus vivendi, fino alla fine dei suoi giorni, un grandissimo coraggio nel proteggere la causa della libertà degli individui e della loro umanità.

Milena Jesenská era nata il 10 agosto 1896 a Praga. Suo padre era un professore di medicina presso l’Università Karl di Praga, mentre sua madre era morta quando lei aveva 13 anni.

A 20 anni, si innamorò di Ernst Pollak, un ebreo che faceva parte della cerchia degli intellettuali cechi. Fu lui, altresì, a presentarla a Franz Kafka, a Max Brod e a Franz Werfel. Per queste frequentazioni, suo padre, che disapprovava anche la sua relazione con Pollak perché ebreo e di lingua tedesca, la fece rinchiudere perfino in un ospedale psichiatrico per circa 9 mesi. Milena tuttavia voleva stare con Pollak pertanto decise di rompere qualsiasi rapporto con suo padre e seguì il suo compagno a Vienna dove iniziò a lavorare anche come giornalista, oltre che come traduttrice. Ma il matrimonio purtroppo si rivelò infelice e dopo poco tempo divorziò.

A Vienna cominciò tuttavia a leggere i primi racconti di Kafka a cui, successivamente, chiese il permesso di tradurli in ceco. Questo segnò l’inizio di un’appassionata corrispondenza, che sarebbe continuata fino all’inizio del 1923 e che sebbene fosse essenzialmente di tipo epistolare, le loro lettere riportavano parole, frasi e sentimenti molto appassionati. Dopo la morte del grande scrittore nel 1924, Milena pubblicò un necrologio su Národní Listy, esaltando essenzialmente, la luminosità con cui Kafka aveva guardato il mondo…

La sua competenza la collocò in un gruppo di scrittori e giornalisti cechi, di origine ebraica anche di lingua tedesca. Nel 1927 Milena si sposò con il famoso architetto del Bauhaus, Jaromír Krejcar, dalla cui relazione nel 1928 nacque la loro figlia Jana.

Da questo momento iniziò a diventare molto attiva nel Partito Comunista praghese fino al 1938, quando con l’annessione dei Sudeti da parte delle truppe nazionalsocialiste, decise piuttosto di impegnarsi per aiutare i numerosissimi profughi ebrei che arrivavano a Praga dalle diverse comunità limitrofe.  La sua sensibilità intellettiva le fece comprendere, sin da subito, che i nazisti avrebbero presto conquistato l’intero paese e che i dissidenti ebrei sarebbero stati i primi ad essere oppressi, pertanto decise di aiutarli ad attraversare il confine con la Polonia a Moravská Ostrava, vicino Kattowice per poi dirigerli verso ovest. Insieme al suo amico e conte tedesco, Joachim von Zedtwitz riuscì ad aiutarne molti ad arrivare fino in Inghilterra. Milena e Zedtwitz decisero anche di far uscire clandestinamente i connazionali minacciati dal nazismo e presto il suo appartamento di via Kourmska 6 a Praga divenne una stazione di transito temporanea per chi scappava, mentre a quelli che rimanevano, Milena forniva cura, cibo e documenti falsi. Eugen Klinger, uno dei tanti rifugiati nascosti da Milena che sopravvisse a Londra, aveva cercato di esortarla a fuggire ma lei aveva sempre rifiutato credendo che il pericolo che correva come antifascista fosse inferiore alla minaccia che incombeva sui suoi amici ebrei e, quindi, continuò a soccorrerli. Questo purtroppo fu determinante per il suo immediato destino.

L’11 novembre 1939 la Gestapo la arrestò sulla base di tre lettere di Zedtwitz trovate nel suo appartamento che contenevano informazioni sulle azioni di salvataggio di questa umanità, che veniva perseguita e che poi sarebbe stata annientata, se Milena e il suo amico, non l’avesse protetta.

Dopo essere stata detenuta in diverse prigioni, Milena fu deportata nel campo di concentramento che i nazisti avevano costruito appositamente per le donne antinaziste in Europa: Ravensbrück, a nord di Berlino. Nel campo incontrò Margarete Buber-Neuamnn con cui creò una rara amicizia e che poi ispirò per la scrittura di un libro di straordinaria memorialistica del lager. La sua forza di spirito era emersa sin dai primi giorni del suo arrivo al campo quando manifestò subito una sentita attenzione per il destino delle altre prigioniere. Milena infatti non parlava quasi mai delle sue sofferenze ma piuttosto tendeva ad immedesimarsi in quelle delle altre compagne. Era una donna, la cui coscienza di sé e del valore dell’humanitas non si incrinò neanche in quel luogo deputato invece solo all’umiliazione e all’annientamento del genere umano…

A causa delle condizioni igienico create intenzionalmente dai comandanti nazisti del campo e del lavoro umiliante e forzato a cui erano sottoposte migliaia e migliaia di donne, la salute di Milena peggiorò rovinosamente. Il 17 maggio 1944 morì, tre settimane prima dello sbarco degli alleati, per via delle infezioni contratte durante le lunghe ore all’addiaccio sotto le violenze dei militari delle Ss. La sua enorme umanità tuttavia non fu dimenticata e dunque il 14 dicembre 1994, Yad Vashem, il Centro di Documentazione per la storia della Shoah a Gerusalemme, la onorò del titolo di «Giusta tra le nazioni», ovvero il massimo riconoscimento per aver aiutato a vivere almeno un ebreo, ma, nel caso di Milena, i salvati furono molti di più….

Nella sua vita si prodigò sempre per gli altri, soprattutto per gli ebrei praghesi, con grande passione ma soprattutto con infinito coraggio.

Kafka ritrasse bene la sua identità quando scrisse di lei: «è un fuoco vivo […] tenerissima, coraggiosa, intelligente […] tutto ha conquistato col sacrificio», come se avesse già compreso che Milena, tale anima, lo sarebbe stata fino alla fine.

 

Antonella Tiburzi

 

Am Dienstag, 25. Mai 2021 findet um 19:30 Uhr der Literarische Salon in deutscher Sprache statt, in dem die Erzählerin Gisela Landesberger das Leben von Milena Jesenska erzählt. Die Veranstaltung findet sowohl virtuell auf Zoom, als auch physisch im Frauenmuseum statt. Die Referentin wird über live-stream zugeschaltet. Anmeldung erforderlich: info@museia.it oder 0473 23 12 16.

 

Raccomandazioni per saperne di più

Milena Jesenská, Alles ist Leben, Verlag Neue Kritik, Frankfurt am Main, 1984 (trad. it.Tutto è vita Otto lettere a Max Brod, Guanda, 1986).

Antonella Tiburzi, Punti di luce. Donne ebree nella Resistenza, in Coppola, M. M.; Donà, A.; Poggio, B.; Tuselli, A. (edited by), „Genere e R-esistenze in movimento: Soggettività, Azioni e prospettive“, Trento: Università di Trento, 2020. – ISBN: 978-88-8443-894-2.

Margarete Buber-Neumann (Berlino 1901 – Francoforte 1989). Combattente comunista contro l’avvento di Hitler in Germania. Nel 1940 fu internata a Ravensbrück. Cfr. Margarete Buber Neumann, Milena l’amica di Kafka, Adelphi, 1986.

Yad Vashem, Center of Documentation of Holocaust Studies, Gerusalemme, Israele. Nel \953 lo Stato di Israele promulgò la legge per il riconoscimento dei Giusti tra le Nazioni, destinato a coloro che si adoperarono per salvare gli ebrei durante la persecuzione, senza chiedere nulla in cambio.

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