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Pillole di informazione su femminismi e teorie queer

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Ti domandi cosa siano le teorie queer o quali sono gli obiettivi dei femminismi attuali? Vuoi capirci qualcosa in piú su genere, sesso e identitá di genere non sai bene dove iniziare?

Questo documento allora fa al verso giusto per te, all´interno trovi spiegazioni ed esempi pratici che ti potranno aiutare a navigare meglio nel complesso ma esaltante mondo delle identitá di genere. Vi trovi anche interssanti bibliografie che ti permetteranno di approfondire ancora meglio. Allora che aspetti?! Tuffati nel mare queer o dei  femminismi e fatti una tua opinione, una tua visione che ti permetterá di valutare anche te stessa/o sotto una nuova veste.

I contenuti sono stati raccolti durante l´incontro con la presidente di Centaurus Arianna Miriam Fiumefreddo il  14 luglio al Est Ovest Club di Merano: „Let´s Talk! Gender: Tra genere, identitá e amore“

 

Cosa si intende per femminismo?

Si tratta di movimenti di donne che si battono per un cambiamento fondamentale delle norme sociali (ad esempio, la tradizionale distribuzione dei ruoli tra i generi), per l’eliminazione della violenza e discriminazione di genere, e per un’effettività parità tra donne e uomini nella società.

Il femminismo è un movimento sociale plurale che esprime anche posizioni diverse su molti temi, come la sessualità e il diritto di autodeterminazione delle donne stesse nel sesso e nel rapporto con il proprio corpo, nonché in relazione ad altri gruppi sociali di minoranza.

 

Che cosa esplorano i femminismi e gli studi di genere?
  1. Come le relazioni di genere e la sessualità plasmino il nostro mondo, influenzando le nostre vite, i corpi, le strutture sociali, i sistemi giuridici e i sistemi di conoscenza e formazione.
  2. Che la costruzione del genere viene distinta fra uomini e donne e imposta attraverso il contesto sociale in cui cresciamo (es. l’educazione differenziata per bambine e bambini e poi nella pubertà e adolescenza, le carriere scolastiche e lavorative disciplinate differenziate tra uomini e donne, il disciplinamento dei corpi femminili e maschili nella sessualità e nell’espressione di genere, le norme di riproduzione del genere nelle relazioni intime, affettive e parentali).
  3. Che determinate caratteristiche alla pari dei ruoli di genere vengono considerati come naturali, anziché culturalmente appresi (es. propensione al lavoro di cura assegnato alle donne, la tendenza di vedere l´uomo come capofamiglia biologicamente determinato, etc.)
Che cosa vogliono ottenere i femminismi?

Tutti i diversi femminismi sono impegnati ad analizzare criticamente le disuguaglianze di genere e i meccanismi di potere a essi correlati (noti come patriarcato), con l’intento di cambiarli, di emancipare le persone e di proteggere le soggettività più vulnerabili.

Cosa si intende per patriarcato, e perché è tanto contestato dai femminismi?

Il termine si riferisce ad un sistema sociale secondo il quale è l’uomo ad esercitare il potere simbolico, culturale, giuridico ed economico sui membri di tutte le organizzazioni sociali umane, dalla famiglia alle organizzazioni, comprese le istituzioni normative. Il patriarcato è quindi la matrice culturale che rende possibile e legittima l’oppressione maschile verso tutto ciò che è socialmente non-maschile (donne, minoranze queer, persone razzializzate). Sia nei meccanismi di riproduzione della società (procreazione, genitorialità e famiglia) sia nella produzione e riproduzione simbolica e culturale della società (scuola, università e istituzioni che costruiscono le norme), sia nella produzione economica (organizzazione della produzione e del lavoro). Per esempio gli uomini sono ancora oggi in posizioni dominanti nella società (istituzioni, lavoro etc.) mentre le donne hanno posizioni subalterne e sono sottorappresentate nella dimensione pubblica, specialmente nelle posizioni di prestigio e potere. Ad esempio quando gli uomini continuano a guadagnare più delle donne, le donne sono ritratte nei media o nei libri didattici come casalinghe sottomesse oppure come oggetti sessuali, o ancora quando gli uomini vengono privilegiati li dove vi sono posizioni di potere.

Cosa è l’identità di genere?

sesso biologico = insieme delle caratteristiche fisiche che connotano sessualmente una persona (cromosomi, ormoni, organi sessuali)

genere = genere sociale (socialmente costruito e variabile, come le norme sociali su donne e uomini)

identità di genere = processo di riconoscimento di sé come donna, uomo, persona non binaria o con un genere fluido

 

L’identità di genere dipende (anche) dalle norme culturali e cambia costantemente = DOING GENDER (l’identità di genere è un costrutto sociale prodotto e negoziato a seconda delle persone, dei gruppi culturali, delle epoche, degli interessi in gioco ecc.)

Non si nasce donna, lo si diventa (Simone De Beauvoir 1949).

L’identità di genere è diversa dal sesso, che invece indica la dimensione biologica che caratterizza ogni individuo dal punto di vista del sesso genetico/cromosomico.

L’identità di genere è un processo psicologico che permette a tutte le persone di riconoscersi come donna, uomo, persona non-binaria (che non si identifica solo come uomo o donna) o persona con un`identità di genere fluida/queer o senza genere (agender). L’identità di genere è un processo complesso che implica oltre che dimensioni biologiche anche dimensioni sociali, simboliche e culturali. Di fatti il suo modo di affermarsi ed esprimersi é fortemente correlato alle definizioni di genere che ogni società esprime, e che pertanto cambiano nel tempo (per esempio, fino all’inizio del ‘900 le donne non potevano indossare i pantaloni, e coloro che lo facevano venivano recluse e disciplinatecome “invertite”, folli o criminali)

Il genere è pertanto un costrutto sociale complesso che ha la funzione di riprodurre la società. La riproduzione sociale, così come quella biologica, è soggetta a cambiamenti nel tempo. I femminismi ci raccontano di questi cambiamenti. Esattamente come il movimento LGBTQIA+ (abbreviazione di: lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali, asessuali) e i movimenti delle persone razzializzate (che subiscono forme di razzismo). Il genere ci permette di decostruire l’idea che le norme sociali siano naturali.

Il genere di per sé non è opprimente, diventa costrittivo quando le norme di genere si intendono come obbligatorie. Se le donne e le minoranze queer e razzializzate sono oppresse dal patriarcato, anche gli uomini lo sono, dato che per essere adeguati al genere “forte” devono aderire a modelli rigidi e altamente disciplinati che impedisce loro di esprimersi con maggiore libertà (basti pensare alle frasi “i bambini non piangono”, il dover essere sempre “forti e in gamba”, il dover offrire sempre prestazioni fisiche performanti, anche sessualmente).

L’identità di genere è la profonda percezione di sé, il riconoscimento di sé, come persona connotata non solo dal sesso, ma anche dal genere. La società infatti costruisce e prevede per le persone ruoli sociali differenziati per genere, e anche modalità di espressione di sé differenziate per genere. La società che viviamo vede una sempre più plurale presenza di modelli e modi di vivere per le persone rispetto il proprio genere (basti pensare a quanti lavori erano preclusi alle donne in passato solo per il fatto che erano considerate il “sesso debole”).

Il femminismo è solo per le donne?

I femminismi si rivolgono a chiunque, anche agli uomini!

Gli studi di genere dimostrano che non esistono risposte facili (come “è tutta colpa degli uomini”). Inoltre, sarebbe altrettanto utile per gli uomini (e per gli altri generi) smantellare i modelli di ruolo costrittivi, in modo che ogni persona possa essere chi vuole.

ESISTONO MOLTE DONNE DIVERSE, così come esistono MOLTI CONCETTI DIVERSI DELL’ESSERE DONNA; le donne non sono un gruppo omogeneo, proprio come non lo sono gli uomini o altre soggettività non binarie o gender fluid (coloro che non si definiscono “uomo” o “donna”, o che si riconoscono tra donna e uomo).

Nella nostra società gli individui vengono trasformati in “veri” uomini e “vere” donne con potere e violenza, nonostante essere delle persone non dovrebbe significare necessariamente essere un uomo o una donna, così come sentirsi parte di un “altro” genere o avere una preferenza sessuale “diversa” non dovrebbe essere associata a sofferenza e discriminazione. (Judith Butler)

Può esistere discriminazione anche tra i gruppi di donne o i femminismi?

Anche all’interno dei movimenti femminili e femministi possono sorgere relazioni di potere, consapevoli o inconsapevoli, quando, ad esempio, donne bianche appartenenti a classi sociali più elevate lasciano poco spazio decisionale a donne con background migratorio o proveniente da ambienti socialmente più deboli.

Le donne afroamericane, dagli anni Sessanta, hanno evidenziato come le donne Nere subiscano forme multiple di discriminazione: sessismo in quanto donne e razzismo in quanto Nere. A queste forme si possono aggiungere molteplici altre forme di discriminazione come per esempio quelle dovute all´età o alla disabilità.

INTERSEZIONALITA’= E’ un approccio che guarda alla persona come simultaneamente appartenente a più categorie sociali sensibili dal punto di vista dell’accesso al potere sociale. Queste categorie sociali interagiscono tra loro a livello soggettivo, a livello di gruppo e istituzionale, e possono far sperimentare alla persona dimensioni di esclusione/inclusione, discriminazione/non-discriminazione, svantaggio/vantaggio.

Pertanto la caratteristica dell’intersezionalità non è la sola appartenenza a più categorie sociali, ma la capacità di fare un’analisi delle interazioni tra questi gruppi, definiti incroci o intersezione tra assi di potere.

Pertanto l’intersezionalità non corrisponde al concetto di “discriminazione multipla”, ma osserva la relazione tra posizionamenti soggettivi e accesso soggettivo e strutturale alle risorse sociali (potere).

La discriminazione è l’esercizio di un potere oppressivo basato sulle appartenenze a categorie sociali sensibili. La sua capacità di invalidazione ed esclusione è legata sia alle dimensioni strutturali a cui è sottoposta una soggettività sia alla capacità della soggettività di accedere a risorse sociali esercitando a sua volta potere.

“Quando si verifica un incidente a un’intersezione, può essere stato causato dal traffico proveniente da qualsiasi direzione, a volte anche da tutte le direzioni contemporaneamente. Allo stesso modo, se una donna nera viene ferita a un “incrocio”, la causa potrebbe essere sia la discriminazione sessista che quella razziale”. (KimberlèCrenshaw 1989)

Le femministe difendono solo i diritti delle donne?

I diversi movimenti femministi attuali si battono per maggiori diritti e opportunità a favore di tutte le minoranze che subiscono discriminazioni. Non sono tollerate forme di discriminazione dovute al colore della pelle, al background culturale, all’origine sociale, alla religione, all’orientamento sessuale, all’identità di genere, all’età o alla disabilità. RISULTA ORMAI ESSENZIALE SMANTELLARE TUTTE LE DIVERSE GERARCHIE E ACCOGLIERE LA DIVERSITÁ IN OGNI SUA FORMA, AFFINCHÈ OGNI PERSONA POSSA SENTIRSI A PROPRIO AGIO, A PRESCINDERE DA COME È FATTA!

Esistono poi movimenti che si definiscono femministi, ma che adottano un paradigma più conservatore, dove l’emancipazione delle donne viene intesa come disconnessa dalle lotte degli altri movimenti (come quello LGBTQIA+ e quelli delle persone razzializzate). Queste donne spesso rifiutano il genere come costrutto emancipatorio (spesso si definiscono come gender critical o femministe radicali) e individuano nel solo sesso biologico, e in particolare nella funzione riproduttiva e nel ruolo materno, il fondamento della loro definizione. Spesso questi gruppi si adoperano per limitare l’emancipazione degli altri gruppi di donne, individuando una classe in qualche modo “pura” di donne che espelle quelle non conformi, come per esempio le donne sex workers, le donne di religione musulmana che vogliono avere la possibilità di indossare lo chador o altri modalità per coprire il capo o il loro corpo, le donne che lavorano nel mercato di produzione pornografica, le donne che sono disponibili a sostenere la gestazione per altri e altre, le donne trans+, etc.

Oggi utilizziamo l’espressione femminismi, per segnalare una pluralità di posizioni, talvolta anche in contrasto tra di loro.

Queer e queer studies, cosa sono?

Queer è una parola che anche in italiano adottiamo (senza traduzione) dal mondo di lingua anglosassone. Nella sua traduzione letterale significa storto, obliquo, in qualche modo non-dritto. Nel mondo anglosassone è stato un insulto rivolto alle persone LGBTQIA+, fino a quando la comunità ha deciso di fare proprio il termine, di rovesciarne il significato e sottrarne la potenza offensiva. Queer oggi diventa quindi uno strumento di auto-definizione e autodeterminazione. Il termine pertanto rappresenta una nuova consapevolezza in questi gruppi, ovvero avere una identità LGBTIA+ significa mettere in discussione le norme sociali della sessualità e genere da un punto di vista peculiare e specifico, quello delle minoranze sessuali. Nasce negli ’90 il manifesto queer e il queer nation. Sempre nello stesso periodo nelle accademie statunitensi nasce e si afferma un nuovo spazio di studi, quello dei queer studies. Così come il genere ha rappresentato uno strumento di emancipazione delle donne, nonché uno strumento concettuale di critica al potere maschile, il queer è uno strumento emancipatorio per le persone LGBTIA+.

Non tutte le persone LGBTIA+ sono queer, così come non tutte le donne sono femministe. Implica un riconoscimento del “portato” critico della propria identità LGBTIA+ alle norme sociali di genere e sesso per potersi riconoscere come soggettività queerOggi assistiamo, soprattutto nelle nuove generazioni, ad un uso identitario del termine queer, utilizzato come termine ombrello per il movimento LGBTQIA+.

Le persone queer contribuiscono alla decostruzione delle norme di genere e sessuali, in particolare mettono in crisi la relazione normativa tra sesso e genere (genderismo), tra sesso/genere e orientamento sessuale e tra espressione di genere e identità di genere.  Inoltre mettono in crisi i modelli di riproduzione familiare etero-omosessuale, i modelli affettivi e sessuali mono-normativi e i modelli genitoriali, cosí come i privilegi strutturali di genere e orientamento sessuale, ma anche di classe, età, abilismo, provenienza, accesso all’istruzione etc., che rappresentano una liberazione che non è più solo sessuale, ma piuttosto umana.

 

Bibliografia:

  • Intersezionalità, Sabrina Marchetti, https://www.academia.edu/4028495/Intersezionalit%C3%A0
  • Bernini, Le teorie Queer, Mimesis, 2017
  • Valentini, Genealogie queer. Teorie critiche delle identità sessuali e di genere, Ombre corte
  • Raewyn w. Connell, Questioni di genere, Il Mulino, 2011
  • Judith Butler, Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità, Edizioni Laterza, 2017
  • Simonetta Piccone Stella, Chiara Saraceno (A Cura Di), Genere. La costruzione sociale del femminile e del maschile, Il Mulino, 1996
  • Gayle Rubin, The traffic in Woman, 1975
  • Genere e identitá. Una introduzione, Laura Erickson-Schroth e Benjamin Davis, Susatin

https://unionefemminile.it/wp-content/uploads/2019/07/gayle-rubin-lo-scambio-delle-donne-in-DWF_1_1976.pdf(IT)

https://unionefemminile.it/wp-content/uploads/2019/07/Rubin-The-Traffic-in-Women.pdf (EN)

 

Arianna Miriam Fiumefreddo e Sarah Trevisiol

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