Blog vom Frauenmuseum Il Blog del Museo delle Donne
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„Infine, la vista e la macchina fotografica mi danno il respiro lungo per entrare silenziosa e potente in una dimensione poetica del vedere…“

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La Donna del mese di giugno è Letizia Molon, ora pensionata dopo una intensa vita lavorativa dedicata all’integrazione scolastica e lavorativa, resiste appassionata, dedicandosi intensamente alla fotografia.

Parlaci di te.

Ho 67 anni e abito da sempre a Merano. Fortunatamente ho vissuto fin da subito la complessità e ricchezza – dico io –  di certi contesti urbani e abitativi nelle periferie delle nostre cittadine sudtirolesi degli anni ‘60 e ‘70 e delle variopinte realtà familiari, anche multietniche: una vita semplice, ma dignitosa e c’era tutto il necessario per un’infanzia ricca di occasioni divertenti e stimolanti. Famiglia paterna numerosa, immigrata dal povero Veneto in cerca di lavoro e futuro, famiglia materna di origine contadina di lingua tedesca, gente con una guerra alle spalle; i miei genitori, dunque, di madrelingua, abitudini, storie profondamente diverse. Abitavamo in un alloggio piccolissimo con un wc condiviso con due diverse altre famiglie. Ricordo un quartiere pieno di bambini. Ricordo anche di aver potuto  giocare all’aperto in piazza, nei cortili, nei prati dei vicini quasi senza orario…tante ginocchia sbucciate, ma tante avventure.

Aggiungo qui l’importanza per la mia vita di allora e quella da adulta di aver frequentato i cinque anni delle scuole elementari (1964-69) nella scuola pubblica, naturalmente, ma con un’appassionata maestra montessoriana: la signora Laura Pontini. Grazie a lei, oltre agli obiettivi previsti dai normali programmi scolastici, ho potuto, per esempio, crescere nell’ascolto della musica, sostenuta da un’alfabetizzazione con teoria e quasi quotidiana pratica musicale proposta.Ho imparato anche l’importanza di una vita di classe inclusiva e in sintonia con le possibilità e le qualità di ogni singolo/a  bambino/a. L’importanza di fare con cura e di credere in ciò che si sta facendo. Esempi di insegnamento gentile e creativo, ecco, che hanno seminato, germogliando in me professionalmente molti anni dopo.

Parti da lontano per raccontarci della Letizia di oggi?

Sì, perché nello scorrere della vita, mi sono resa conto di quanto gli apprendimenti spontanei di quegli anni abbiano stimolato i miei modi di stare al mondo, scelte e priorità in cui riconoscermi e per cui espormi, in cui credere. E anche “l’importanza di coltivare i sogni” di cui mi sono resa conto veramente, solo incontrando l’uomo giusto della mia vita.

A cosa è riferibile il tuo interesse per l’arte in generale e per la fotografia nello specifico?

Penso che il mio interesse per le espressioni artistiche sia collegabile alla passione di mia madre per la lettura, per l’uso mirato della radio e dei dischi: li ascoltava e riascoltava durante le giornate di lavoro: era sarta e di giorno la piccola abitazione si trasformava in laboratorio. La passione che metteva nel suo lavoro, ma anche in tante attività apparentemente banali e la sua curiosità hanno lasciato delle orme.

Il mio interesse per la fotografia inizia sicuramente ai tempi in cui trascorrevo settimane di vacanza presso dei parenti  (negli anni ‘60, ‘70 e ‘80)  che erano attrezzati di macchine fotografiche, telecamere superotto e poi videocamere. Per loro ne andava della produzione di reportage dei loro viaggi e di foto-ricordo durante gli incontri in famiglia. Per me, con il tempo, è diventato qualcosa di diverso.

Cosa significa per te fotografare?

Oltre a servirmi di miei scatti fotografici nel corso di tanti anni del mio lavoro come supporto per il materiale didattico, che preparavo per studenti con bisogni educativi speciali, anche nell’occasione delle classiche vacanze le foto sono state poco più che appunti visivi “per non dimenticare”. Fare fotografia è diventato, con il tempo e  sempre più, un modo di rendere visibile ed interpretabile ciò che mi circonda e la macchina uno strumento che fisicamente fa necessariamente da tramite.

Fare fotografia può essere una faccenda complessa, secondo me: può offrire un modo di lettura comoda e immediata per chi la guarda, oppure può proporre una visione aperta all’immaginario, un invito a scuotere la capacità critica, collegata a concetti e significati che vengono interpretati e rappresentati e da chi fotografa.

Fotografiert von Uta Tribus
fotografata da Uta Tribus

Sei una fotografa rimasta fedele alla pellicola e al sistema analogico oppure usi il sistema digitale? Frequenti collettivi di persone interessate al mondo della fotografia?

Dal 2010 ho iniziato a fotografare in digitale, sono molti i motivi che mi hanno convinta a fare questo salto. Ma ho tutt’ora la mia eccellente attrezzatura in analogico, pronta per l’uso, poiché, secondo me, una tecnica non deve per forza escludere l’altra per sempre…

Mi confronto molto volentieri con altri fotografi e fotografe, anzi  frequento tre circoli/associazioni fotografiche molto diversi tra loro per caratteristiche degli associati, contesti, frequenza nei calendari d’incontro e tipologia di attività condivise. E’ di vitale importanza vedere e sentire come lavorano persone che hanno la tua medesima passione e spesso molta più esperienza, scambiare con loro pareri, dubbi e commenti. Considero per me importante acquisire un linguaggio mirato più disinvolto e una sempre maggiore cultura fotografica. Guardando molta fotografia, leggendone e parlandone, confrontandosi con altre persone si può diventare un’ osservatrice con capacità critica più competente, più autocritica tanto più importante per un’autodidatta come me.

Puoi annoverare diverse mostre al tuo attivo negli ultimi anni. Vuoi parlarcene?

Bisogna ammettere che il percorso necessario per realizzare una mostra fotografica, personale o collettiva che sia, è sempre un’occasione di crescita personale. Richiede un notevole sforzo progettuale, di relazione e organizzativo oltre che, ovviamente, un lavoro fotografico così convincente da spingerti a sostenere l’azzardo e ad uscire in pubblico. E poi finalmente l’incontro con le persone che vogliono vederlo questo lavoro, tutto ciò che esso mette in movimento: quando farai il bilancio a fine mostra, sarai consapevole molta energia ritorna, come una marea, arricchita di parole dette o scritte e di sguardi significativi, compresi di puntuali suggerimenti o interpretazioni imprevedibili…

Accenno a qualche mostra per me particolarmente significativa: presso il Centro per la Cultura Mairania 857 a Merano ho fatto due mostre fotografiche personali: “ARBOR” nel 2021 e “PANTA REI tutto scorre” nel 2023 dedicata all’acqua uno dei miei temi preferiti. Una personale a Venezia presso il Caffè storico “Rosa Salva” – Fotografi in Campo, dedicata all’Isola di Sant’Erasmo della Laguna di Venezia. E due mostre collettive con il Circolo F.co La Gondola: “WAR!” nel 2022 in occasione del Festival delle Arti in Giudecca e la mostra “RIPENSARE IL PAESAGGIO vs. RIPENSARE L’IDENTITA’” nel 2023 presso la Galleria di Arte Contemporanea e Fotografia Bugno a Venezia. Nel 2024 “ALZA LO SGUARDO” con la mostra collettiva GLUE proposta da ARCI Bolzano per Bolzano Art Weeks  e la collettiva con il Fotoclub Immagine di Merano “ESSENZIALE”. Recentemente nell’aprile 2025 “ZEITTEMPO” una mostra di Assemblage e Fotografia insieme all’artista Ursula Niederegger presso il Castel Kallmünz di Merano. E per finire la mostra recente campagna affissioni nello spazio pubblico con la 00A Centre for Contemporary Photography  “EXPOSURE TIME”.

Dunque la macchina fotografica sembra essere per te uno strumento molto importante, è così?

La macchina fotografica e la vista sono strumenti indispensabili, che mi permettono  di interpretare in modo molto personale attimi e soggetti significativi nella vita di tutti i giorni, come anche di realizzare progetti fotografici. E’ un esercizio che dà un senso alla mia ricerca personale, prima che a tutto il resto, tutto ciò mi permette di realizzare lavori complessi e articolati, che intendono rappresentare contenuti a più livelli in equilibrio con un’accurata ricerca estetica. Attraverso la mia vista e la macchina fotografica, posso  raccontare e documentare, ironizzare, denunciare…  ma sono anche preziosi strumenti con cui sperimentare con la complicità dell’amica luce e con il movimento del corpo in modo giocoso per ottenere risultati sorprendenti, sfidando l’effetto statico della bidimensionalità delle stampe fotografiche e le ombre profonde, quelle più vicine al buio.

Infine, la vista e la macchina fotografica mi danno il respiro lungo per entrare silenziosa e potente in una dimensione poetica del vedere, che sa guardare lontano ed è molto importante nella mia vita, ma che diversamente non riuscirei ad esprimere. Sono molto grata per questo.

Letizia Molon
Merano
Email: letizia55molon@gmail.com
Instagram: @letiziamolon

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