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La vita di Monica Pizzo e Lorenzo in quarantena costante

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Monica Pizzo e Lorenzo sono una mamma e un figlio che già in tempi non sospetti vivono in una condizione di quarantena costante dall’aprile 2019. Lei mamma artista riconosciuta a livello nazionale ed internazionale si divide tra la creazione delle sue opere che continuano anche in tempo di contagio a fare il giro di mostre e manifestazioni e lui, Lorenzo, piccolo uomo dagli occhi profondi che escono timidi dalla sua mascherina colorata, e dal ciuffo arruffato baciato dai raggi luminosi del sole, affetto da una rara malattia la Trombomalacìa che ha compromesso quasi del tutto la funzionalità dei suoi polmoni. Poi il Coronavirus li ha costretti in casa, li ha privati sin da subito delle libertà essenziali, anche quella di uscire per fare la spesa. Il rischio di un contagio per Lorenzo sarebbe fatale ed è per questo che Monica ha deciso di reinventarsi la vita dentro casa e di riempirla di gioia per il suo Lorenzo. Da tempo denuncia l’egoismo e l’individualismo di chi non vuole comprendere che l’emergenza che stiamo vivendo può essere sconfitta solo attraverso una grande responsabilità collettiva.

Monica, quando ha compreso che il Coronavirus avrebbe scatenato una epidemia simile a quella che ha colpito la Cina?

All’inizio di tutta questa brutta vicenda io e Lorenzo ci trovavamo all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova per effettuare altri tipi di accertamenti. Lorenzo è affetto da una rara malattia che lo ha costretto ad un intervento chirurgico molto delicato. Ci trovavamo ricoverati lì a Genova in una piccola palazzina che da sul mare, quando un giorno siamo stati svegliati dal trambusto generale. Stavano per cominciare le prime misure di contenimento del virus e i medici, conoscendo la situazione precaria di Lorenzo, hanno preferito dimetterlo piuttosto che rischiare di tenerlo in ospedale. Era il 21 febbraio e ai tiggì era rimbalzata la notizia di Codogno e dell’ondata epidemiologica che ci avrebbe travolti tutti. In quel frangente mi sono resa conto che quello che stava accadendo in Cina sarebbe arrivato presto anche da noi in Italia.

Che cosa ha provato quando ha scoperto che girava questo virus?

Ho avuto subito paura per mio figlio Lorenzo perché è un bambino immunodepresso e temevo, non a torto, che le persone avrebbero fatto fatica a comprendere la gravità della situazione. Se Lorenzo dovesse essere contagiato dal Coronavirus non potrebbe mai sopravvivere all’infezione in quanto i suoi bronchi sono già debilitati dalla malattia e funzionano poco e male. Poi quando sono a casa provo anche tanta impotenza, mi piacerebbe essere più utile alla mia comunità.

Cosa pensava quando all’inizio nessuno prendeva sul serio la cosa e non capiva che era in atto una pandemia?

Già all’ospedale Gaslini di Genova avevo percepito la gravità della situazione, io mi trovavo proprio nel reparto di virologia ed ho avuto la possibilità di confrontarmi con alcuni medici che erano già in allerta. Inoltre da un giorno all’altro ho visto cambiare i loro sguardi, i loro occhi, il loro modo di muoversi nei reparti. Quella mattina siamo stati svegliati dalle porte che sbattevano, il personale che urlava ordini e correva da una parte all’altra. Il pediatra di Lorenzo vista la sua situazione ha pensato bene di dimetterci di fretta e di ordinarci un isolamento totale. Poi il protocollo da firmare e l’eventualità di doverlo ricoverare senza il mio aiuto e la mia presenza. Era come se si stessero preparando ad una guerra fredda ed io sono stata catapultata in uno stato di allerta.

Da qualche tempo lei usa i social per denunciare con forza la superficialità con cui la gente agisce, ad esempio, non prendendo sul serio le limitazioni emanate dal Governo come ad esempio quella di uscire solo in casi di comprovata necessità.

Quando la gente commenta con un certo sollievo la morte con Coronavirus (e non per Coronavirus), quando i tiggì riportano la scomparsa di persone anziane o di pazienti con patologie pregresse, tirando quasi un sospiro di sollievo, io mi sento fortemente addolorata. Io sono in isolamento con Lorenzo da 370 giorni e ho visto peggiorare la condizione di mio figlio in questo ultimo periodo. Un’infezione, un contagio sarebbero fatali. Ho visto la morte in faccia di una mamma per la perdita del figlio. Per questo non riesco a comprendere le persone che escono a fare jogging o si incontrano in casa dei vicini per festeggiare. Se può farlo Lorenzo che ha 12 anni, ci può riuscire un adulto! La mia casa è dall’anno come un ospedale e il rispetto delle norme igieniche deve essere molto rigoroso.

In che senso?

Io esco di mattina prestissimo con il cane, proprio per evitare di incontrare qualcuno, poi torno a casa, mi cambio, mi disinfetto tutta e aspetto che qualcuno mi porti la spesa che lascerà sul pianerottolo per evitare di incontrarci dentro casa. Fortunatamente posso contare sulle persone che mi vogliono bene e che durante la giornata si alternano nell’accudimento del cane e nella consegna della spesa. Io come Lorenzo non posso uscire perché devo evitare di diventare io stessa veicolo di contagio per mio figlio.

Che cosa pensa delle misure adottate dal governo?

Secondo me le misure sono arrivate in ritardo. Avremmo dovuto seguire il modello cinese da subito. Avrei introdotto un congedo parentale per uno dei 2 genitori per accudire i bambini a casa e soprattutto avrei consigliato l’uso della mascherina a tutti e non soltanto ai sintomatici. Se tutti usassero la mascherina, il contagio si ridurrebbe sicuramente.

Come vive questo isolamento con Lorenzo?

Lorenzo è in isolamento dalla comunità da aprile del 2019: siamo usciti da casa solo per recarci nei vari ricoveri ospedalieri. Fortunatamente la scuola di Lorenzo ha attivato subito una piattaforma online per seguire le lezioni da casa; la scuola è stata un’enorme conquista che ha fatto vivere Lorenzo in una condizione di normalità. Solitamente la giornata inizia sempre „tardi“ Lorenzo ha difficoltà a dormire, poi ci abbracciamo tanto, leggiamo, guardiamo video divertenti, costruiamo modellini in scala, dipingiamo, a volte lui suona i pezzi che deve studiare al pianoforte e io canto. Cantare e suonare ci libera la mente dai pensieri negativi, a volte ci capita di guardare dalla finestra le persone che passano e giochiamo ad immaginare le loro vite e invidiamo la loro libertà. Poi naturalmente ci mettiamo a studiare sulla piattaforma, Lorenzo Lorenzo ha una spiccata capacità di apprendere, da grande vuole fare l’avvocato, ha già raccolto tutte le informazioni sul liceo e sulle università migliori. Per non lasciarmi da sola, ha detto che frequenterà la facoltà di Trento, ma è anche un risparmiatore nato!

Cosa significa per te questo ulteriore periodo di isolamento?

Essenzialmente significa perdere del tempo prezioso. Lorenzo è affetto da Tracheobroncomalacìa, una malattia rara che colpisce un bambino su 20 mila, la Tbm provoca il cedimento e la lassità dei tessuti a livello della trachea e dei bronchi. Lorenzo ha già subito un intervento alla trachea che è stata ricucita. In questo momento non possiamo continuare a curarci, non possiamo fare né riabilitazione n nè fisioterapia, gli interventi fissati sono saltati e questo comporta che il bronco destro affetto da malacìa all’80 % non possa essere „riparato“ dai danni della sua malattia. Quindi il virus ci ha tolto la possibilità di intervenire a limitare i danni della malattia di Lorenzo. E come a lui anche a tutti quei bambini ricoverati al Gaslini di Genova.

Imagine: Monica Pizzo
Cosa dicono le persone che le sono accanto in questo momento?

Ricevo molti complimenti per il mio coraggio e la mia forza. Ma vorrei dire una cosa: ogni genitore, in un momento tragico come il mio, sviluppa delle energie che non credeva di avere.

Cosa sente di dire alle mamme che in questo momento vivono la sua sua stessa condizione di malattia e di preoccupazione per un proprio caro?

Alle mamme come me consiglio di trovare l’equilibrio nelle piccole cose, nella quotidianità della vita, di vivere giorno per giorno, di non fare mai lunghi progetti perché la delusione a volte è più dolorosa, di non fare promesse che non si possono realizzare perché le aspettative dei bambini vengono amplificate dal dolore della malattia, dalla paura di morire. Lorenzo mi chiede:-Mamma, quando potrò tornare a fare il portiere? -Mamma, ma se muoio, mi stai vicino? A queste domande le mie lacrime si fanno tonde e pesanti, metto via razionalità e sorrisi falsi. I bambini come Lorenzo hanno hanno bisogno di autenticità, perché sanno quando mentiamo; la fiducia è cura essenziale per la loro guarigione e le parole vanno cercate, addolcite,ma mai inventate.

E lei come riesce a conciliare il suo ruolo di mamma e di artista?

Non è facile. Io ho dovuto rinunciare al mio lavoro nelle associazioni. L’arte è l’unica arma che mi è rimasta contro la solitudine e contro questo virus perché mi consente di lavorare e di essere presente, anche se non fisicamente, a diverse mostre e manifestazioni. Le mie opere girano e questo mi rende orgogliosa. L’arte è la mia vita e fa parte della mia casa. Io e Lorenzo ci dedichiamo all’arte ogni giorno, dipingiamo insieme o lui mi accompagna al pianoforte mentre io dipingo. Per questo devo ringraziare il suo maestro Luca Schinai sempre presente nella vita di Lorenzo.

Qual è sua creazione artistica rappresenta meglio il periodo che stiamo vivendo e perché?

Direi “Silenzio Assordante” del 2016. Il quadro rappresenta la nostra società alle prese con il flusso della vita, anche se fisicamente vicini le nostre comunità siamo distanti dive da barriere, confini, etichette. E’ la nostra società alle prese con il virus oggi: c’è la vecchiaia, oggi più che mai vittima di questa epidemia, la donna incinta che dà vita e speranza al futuro, la fanciulla, i giovani di oggi eredi di un domani incerto, il Governo, la politica delle restrizioni e delle nostre libertà comode, e poi c’è Lui il guerrafondaio, il coronavirus che ha sconvolto il nostro silenzio apparente, come in una guerra fredda, disseminando morte senza armi.

 

Intervista di Francesca Morrone

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