Browsing: Frau & Gesellschaft

Starke Frauen 0

Tutti gli inizi (di settimana) sono difficili ;-). Vogliamo renderveli un po’ più spensierati, con qualche buona citazione o battuta di spirito a volte profonde e a volte meno. Iodonna vi augura un buon inizio della settimana.

Questa settimana la citazione è Lilli Gruber, che non ha bisogno di presentazioni :).

A volte, anche pensieri importanti possono essere spiegati con poche semplici parole.

Ecco la nostra collezione di citazioni.

 

 

#ioDonna del mese 0

La donna del mese di maggio è Antonella Triburzi, professoressa di didattica della Storia e della Storia della Shoah presso la Libera Università di Bressanone, in questa intervista ci racconta da dove nasce la sua passione per la storia e per la storia delle donne, spesso dimenticate dalla ricerca e la scrittura, alle quale si dedica anche nel suo tempo libero.

Antonella da dove vieni e cosa ti ha portato in Alto Adige? Come ti trovi in questo territorio autonomo e bilingue?

Sono originaria di Roma e sono venuta in Alto Adige inizialmente per stare con Pietro (mio marito) ma poi mi sono innamorata anche della bellezza del luogo. Adesso vivo a Parcines, all’inizio della Val Venosta ma prima vivevamo a Merano. Mi trovo benissimo in entrambi i posti. Il territorio bilingue è stata una scoperta continua ed è ancora adesso molto affascinante. Io ho studiato germanistica all’università a Roma e l’Alto Adige ha sempre rappresentato un luogo (storico) di grande interesse per tutta l’eccezionalità della sua storia.

Ti conosciamo come una persona che si impegna tantissimo e mette il cuore nell’insegnamento e nello studio e la divulgazione della storia della Shoah.
Da dove nasce la motivazione di rendere visibile questa parte della storia alla quale ti dedichi già da tanti anni anche fuori dall’insegnamento?

„Missbrauch in Südtirol bekämpfen & Kinder und Jugendliche besser schützen“ lautet die Petition, die vor einigen Tagen auf Landesebene von Judith Hafner vom Netzwerk La Rëi“ und Veronika Oberbichler, Autorin des Buches Wir brechen das Schweigen“, vorgestellt wurde. Bis heute haben sich mehr als 23 Vereine aus der Region angeschlossen.

“Affrontare l’abuso in Alto Adige & proteggere meglio bambini e ragazzi“ é la petizione presentata da pochi giorni a livello provinciale promossa da Judith Hafner de „La Rete Das Netzwerk La Rëi“ e Veronika Oberbichler, autrice del libro „Wir brechen das Schweigen. Fino ad ora vi hanno aderito oltre 23 associazioni del territorio.

Worum geht es?

Im Südtiroler Landtag wurde im Mai 2022 ein Beschlussantrag eingebracht, der die Errichtung einer landesweiten weisungsfreien Ombudsstelle mit einem Beauftragen/einer Beauftragten für Fragen des sexuellen Missbrauchs vorsieht. Außerdem soll in Südtirol eine wissenschaftliche Kommission zur Untersuchung und Aufarbeitung von sexuellem Missbrauch eingesetzt werden. Derzeit ist zwar eine Arbeitsgruppe dabei, konkrete Vorschläge für die Umsetzung zu erarbeiten. Doch es geht nur langsam voran. Zunehmend mehr Organisationen und Privatpersonen schließen sich deshalb einer aus Südtirols Zivilgesellschaft herauswachsenden Plattform an, die die Petition und deren Inhalte forciert.

Donna & economia 0

Equal Care Day 1. März 2023

Das Elki (Eltern Kind) Netzwerk und das Frauenmuseum stellen Überlegungen zum Equal Care Day am 1. März über die ungleiche Zeitverteilung der Care-Arbeit an.

Alle Menschen sind einzigartig und gleichzeitig gilt doch für alle das Gleiche: klein, schreiend und völlig abhängig werden sie von einer Frau zur Welt gebracht. Ohne Beziehung und Versorgen ist menschliches Leben nicht möglich. Wir alle leisten und empfangen im Laufe unseres Lebens Care-Arbeit.

Care-Arbeit beschreibt die Tätigkeiten des sich Sorgens und Kümmerns, beginnend bei der Selbstfürsorge, der Nächsten-Fürsorge in und außerhalb der Familie, sowie die Fürsorge für die Umwelt und Natur. Menschen sind in verschiedenen Lebensabschnitten ungleich abhängig von der Fürsorge anderer Menschen und haben auch unterschiedliche Ressourcen um Fürsorge zu leben.

Generell ist die Care-Arbeit in der Welt nicht gleichmäßig verteilt. Es gibt Menschen, die rund um die Uhr einer Erwerbstätigkeit nachgehen und sich weder um Kinder, noch um Alte oder Kranke kümmern, vielleicht auch die eigene Haushaltstätigkeiten auslagern. Andere wiederum kümmern sich um Familienangehörige oder Bekannte, um den eigenen Haushalt und sind vielleicht auch noch beruflich im Care-Bereich tätig. Die Care-Arbeit wird immer noch übermäßig von Frauen erledigt, bleibt oftmals unsichtbar, nicht wertgeschätzt, nicht monetär beziffert und wenn überhaupt dann geringfügig bezahlt.

Anche il Museo delle Donne partecipa all’Azione irRINUNCIAbile 2023.

“Sharing is caring”, è questo il motto pensato per la 19° edizione della “Azione io rinuncio”, che anche quest’anno rappresenta una “Azione irRINUNCIAbile”. Dal 22 febbraio, mercoledì delle Ceneri, fino all’ 8 aprile, sabato Santo, si invita la popolazione a partecipare con atti di condivisione. L’idea è di riempire di valore un gesto che solitamente ha a che fare con beni materiali, ricordando attraverso una specifica etichetta, come possano essere condivisi e regalati anche atteggiamenti e ideali.

Durante l’iniziativa di quest’anno, verranno distribuite speciali cartoline regalo, da fissare ad un piccolo dono pensato per un’altra persona, come un indumento oppure un qualsiasi altro oggetto. Le cartoline possono essere usate anche per consegnare un messaggio a una persona cara, alla quale si voglia donare un po’ di affetto, per un invito o per condividere un pensiero prezioso. L’attenzione all’iniziativa “Sharing is caring”, verrà stimolata anche attraverso la pubblicazione di piccoli post sui social media.

In un momento come oggi, in cui tutto è diventato più costoso e insicuro, prendersi cura di chi ci sta accanto diventa sempre più importante,

Donna & politica 0

Vergangene Woche wurde der Internationale Tag der Menschenrechte begangen. Dass Frauenrechte Menschenrechte sind war in den Gesetzen und v.a. in der konkreten Umsetzung dieser nicht immer vorgesehen und ist bis heute keine Selbstverständlichkeit. Doch wann wurden Frauenrechte erstmals als Menschenrechte anerkannt?

Wir, Mütter, Töchter, Schwestern, Vertreterinnen der Nation, verlangen, in die Nationalversammlung aufgenommen zu werden. In Anbetracht der Tatsache, dass Unwissenheit (…) oder Missachtung der Rechte der Frauen die alleinigen Ursachen des öffentlichen Elends und der Korruptheit der Regierung sind, haben wir uns entschlossen, in einer feierlichen Erklärung die natürlichen, unveräußerlichen und heiligen Rechte der Frau darzulegen. Olympe de Gouges, 18. Jahrhundert, Frankreich

1789: Frankreich – Erste Schritte Richtung Menschenrechte

Die ersten menschenrechtlichen Regelungen, wie die französische Erklärung der Menschen- und Bürgerrechte von 1789, hatten Frauen noch nicht berücksichtigt. ‚Mensch‘ bedeutete nach damaliger Auffassung ‚Mann‘. Die frühen Menschen- und Bürgerrechte standen entsprechend nur Männern zu.

1791: Olympe de Gouges – Widerstände gegen reine Männerrechte

Im Zuge der Französischen Revolution entstanden Frauenclubs, die sich für Frauenrechte stark machten. Sie verlangten, Frauen den Männern gleichzustellen, die vollen Bürgerrechte zu gewähren und wählen zu lassen. Eine ihrer Vordenkerinnen war die Feministin Olympe de Gouges. Sie verfasste 1792 die  Erklärung der Rechte der Frau und Bürgerin, in der sie unter anderem schrieb: „Die Verfassung ist null und nichtig, weil an ihrer Ausarbeitung die Mehrheit der Bevölkerung … nicht mitgewirkt hat.“

Donna & salute 0

Statisticamente, una donna abortisce in media una volta nella propria vita. Ciò significa che l’aborto è un’esperienza femminile comune. Tuttavia, le esperienze personali di aborto sono raramente raccontate. Il Museo delle Donne della Norvegia ha collezionato storie personali di donne e di alcuni uomini da tutto il mondo nella mostra internazionale online „SHHH! Storie di aborto e sessualità“. Qui vogliamo presentarvi in una serie di tre articoli le tre storie dall’Italia e invitarvi a visitare la mostra virtuale: Startpage – Shhh (shhh-stories.com).

 

Anna

Anna viene dall’Italia. All’età di 21 anni ha abortito. Anni dopo, e dopo aver dato alla luce due bambini, ha avuto un secondo aborto. Questa è la sua storia.

© Women’s Museum Norway

La storia di Anna

Ero fidanzata da cinque anni quando rimasi incinta, era il 1967. Avevo 21 anni. Non lo dissi ai miei genitori perché il sesso prima del matrimonio era proibito. Eravamo una famiglia molto conosciuta e non osai dire nulla.

Donna & salute 0

Statisticamente, una donna abortisce in media una volta nella propria vita. Ciò significa che l’aborto è un’esperienza femminile comune. Tuttavia, le esperienze personali di aborto sono raramente raccontate. Il Museo delle Donne della Norvegia ha collezionato storie personali di donne e di alcuni uomini da tutto il mondo nella mostra internazionale online „SHHH! Storie di aborto e sessualità“. Qui vogliamo presentarvi in una serie di tre articoli le tre storie dall’Italia e invitarvi a visitare la mostra virtuale: Startpage – Shhh (shhh-stories.com).

Loris

Loris è nato in Italia nel 1968. La sua storia racconta l’esperienza dell’aborto subito dalla sua ex compagna.

© Women’s Museum Norway

La storia di Loris

Ne abbiamo parlato e dopo alcuni test di gravidanza abbiamo discusso sul da farsi. Per entrambi era chiaro che non ci conoscevamo così bene. Stavamo insieme solo da poche settimane.

Le dissi che comunque sarei stato il padre di questo bambino, anche se non saremmo stati insieme per molto tempo. Ma lei non lo voleva a tutti i costi, perché doveva lavorare e guadagnarsi i soldi per vivere. Poiché lei era la madre e io sono femminista, ho rispettato la sua decisione, anche se non ne ero felice.

Donna & salute 0

Statisticamente, una donna abortisce in media una volta nella propria vita. Ciò significa che l’aborto è un’esperienza femminile comune. Tuttavia, le esperienze personali di aborto sono raramente raccontate. Il Museo delle Donne della Norvegia ha collezionato storie personali di donne e di alcuni uomini da tutto il mondo nella mostra internazionale online „SHHH! Storie di aborto e sessualità“. Qui vogliamo presentarvi in una serie di tre articoli le tre storie dall’Italia e invitarvi a visitare la mostra virtuale: Startpage – Shhh (shhh-stories.com).

 

Renata

Renata è italiana. Racconta del suo aborto avvenuto nel 1990. Aveva allora 22 anni e ancora ci pensa.

© Women’s Museum Norway

La storia di Renata

Ho avuto un aborto. All’epoca avevo 22 anni e un figlio di appena un anno.

Era un momento difficile per me, perché volevo rompere con suo padre, che era violento. Non vedevo altra via d’uscita che l’aborto. Non avrei saputo come nutrire e crescere mio figlio piccolo e un neonato.

Trovai finalmente la forza di separarmi dal mio compagno. Un giorno, tornò a casa in stato confusionale e cercò di picchiarmi, mio figlio si svegliò. Fuggii di notte, con indosso solo una maglietta e le ciabatte, con mio figlio in braccio. Corsi in un altro quartiere, chiamai mio padre da un telefono pubblico e gli chiesi di venirmi a prendere. Quella notte non sapevo di essere di nuovo incinta.

Donna & salute 0

Sabato scorso, il 22.10.22, presso l’Accademia di Studi Italo-tedesco di Merano si è svolta la conferenza “Diritto all’aborto: dobbiamo parlarne”. Grande la partecipazione sia dal vivo che online, forte la presenza di personale dei consultori familiari e dei servizi di accompagnamento educativo, psicologico e assistenziale, così come da parte del personale sanitario dell’Alto Adige e del Trentino.

Unanime la preoccupazione del pubblico e delle relatrici sul rischio attuale che il Governo recentemente insediatosi porti il Paese a perdere – come già avvenuto in America la scorsa estate – il diritto e l’applicazione che garantisce l’interruzione volontaria della gravidanza. La legge 194 (conquistata nel 1978) continua a salvare la vita di molte donne*, quando rischiano complicazioni al parto o sarebbero costrette a sottoporsi ad aborti clandestini. La stessa legge, soprattutto, garantisce alle donne* di decidere liberamente sul proprio corpo e sul corso della propria vita. Nessuna donna* prende la decisione di affrontare un aborto con leggerezza, a prescindere dalle motivazioni: siano esse di natura economica o dovute alla mancanza di sostegno da parte dei partner o della famiglia, dalla volontà di continuare la propria formazione o carriera, per problemi di salute psico-fisica oppure per violenze sessuali subite. Sono molteplici le ragioni e non è più accettabile che le donne* vengano stigmatizzate quando sono ancora in gran parte le sole responsabili del concepimento, della gestazione, del parto e dell’educazione della prole.

Was ist Sexualerziehung? Wie wichtig ist sie in der heutigen Zeit, in der Kinder und Jugendliche vermehrt Falschinformationen, sexistischen Bildern und Pornos im Netz ausgesetzt sind? Wie kann das Schulsystem Eltern und Lehrkräfte unterstützen in der wichtigen Aufklärungsarbeit?

Dies und viel mehr wurde am 21.9.22 im Arbeitsvereinssaal Lana dank der Organisation der Frauengruppe Lana besprochen. Anlass war die Vorführung der Filmdokumentation von Evi Keifl „Die Kinder bringt nicht der Storch“(Rai Südtirol, Amt für Film und Medien 2021, Produzent Jiri Gasperi). Der Film arbeitet auf, wie tabuisiert das Thema Sex in Südtirol noch in den 1970er, 1980er und 1990er Jahren war und welche Konsequenzen eine mangelnde Sexualerziehung in der Schule bis heute noch hat.

Ich habe selbst unterrichtet und kann mich noch gut erinnern, welche Widerstände es von Seiten einiger Eltern und fundamentalistischer Gruppierungen gab, als die ersten Lehrpersonen Themen zu Sexualerziehung und Prävention  in den Unterricht einbauten. Die offizielle Schule hat bis weit in die 1980iger Jahre die Bedürfnisse und Fragen der Jugendlichen ignoriert, mit allen negativen Folgen für deren Entwicklung. Höhepunkt dieser Haltung war die Zensur bundesdeutscher Naturkundebücher. Erst unter Schulamtsleiter Walter Stifter wurde Sexualkunde in die Lehrpläne aufgenommen und eine Professionalisierung der Lehrkräfte zum Thema Sexualpädagogik eingeleitet, erklärt die Autorin Evi Keifl.

Appello contro la violenza alle donne
Ora in mostra nella “vetrina in prestito” del Museo delle Donne

Ogni quarto d’ora, in Italia, una donna è vittima di violenza e una donna su tre nell´Unione Europea è stata vittima di violenza fisica e/o sessuale.
(Monika Hauser, fondatrice di medica mondiale)

I dati sono agghiaccianti e rilevano che nella nostra società sicuramente qualcosa non va. Non basta indignarsi, bisogna agire ora per evitare che sessismo, discriminazione e violenza contro le donne* persistano. Perché non si tratta di un problema di genere, ma di una questione che riguarda l´intera società: chiunque di noi.
La campagna #qualcosanonva promossa da Lungomare in collaborazione con Kunst Meran Merano Arte e Summer School Südtirol affronta il tema dei crimini violenti contro le donne*. Utilizzando manifesti artistici e letterari, si cerca di avviare un dialogo e creare nuove forme di consapevolezza su questo tema.
La prima edizione della serie di poster, in questo momento esposti nel Museo delle Donne, è stata promossa nel 2021 e vedrà presto nuove edizioni e cooperazioni. L´idea è di ribaltare le narrazioni avvertite come normali, opponendosi al silenzio e mettendosi dalla parte di chi vive il dramma della violenza. Anche in Alto Adige il problema si perpetua, basti considerare che ogni anno 600 donne in fuga dalla violenza domestica sono accolte nei centri di accoglienza.

Dopo l’incontro con la giornalista Anita Rossi il 14 agosto sul sessismo nei media, vogliamo pubblicare qui alcuni spunti e link suggeriti durante il dialogo, affinché sempre più persone inizino a denunciare pubblicità o contenuti redazionali sessisti, ad avere uno sguardo critico e seguire media che propongono linguaggi alternativi.

Che cos’è il sessismo?

Il sessismo si riferisce a qualsiasi espressione (azione, parola, immagine, gesto) basata sull’idea che alcune persone, per lo più donne, siano inferiori a causa del loro genere. Per sessismo si intende lo svantaggio, la svalutazione, la violazione e l’oppressione di una persona o di un gruppo a causa del genere. Il sessismo è anche l’idea che i generi abbiano un ordine o una sequenza. Per esempio, l’idea che gli uomini valgano più delle donne.

Il sessismo è dannoso.

Produce sentimenti di inutilità, autocensura, cambiamenti di comportamento e deterioramento della salute. Il sessismo deriva dalla disuguaglianza di genere. Colpisce in modo sproporzionato donne e ragazze. Può colpire anche uomini e ragazzi se non si conformano ai ruoli di genere stereotipati della loro società. Gli effetti dannosi del sessismo possono essere esacerbati per alcune donne e uomini anche in aggiunta a discriminazioni a causa della loro etnia, età, disabilità, estrazione sociale, religione o altri fattori.

Wer kennt sie nicht? Nervige – und oft viel zu persönliche – Fragen rund um Aussehen, Familiensituation oder Alter, die typischerweise Frauen gestellt werden, Männern hingegen selten. Die Österreichische Moderatorin Marianne Lang dreht den Spieß um, und stellt in ihrem Podcast bekannten Männern typische Frauenfragen.

Wie ist das mit den Falten und dem Älterwerden? Wie fühlt es sich an in einer Männerdomäne zu arbeiten, und wie lassen sich Kinder und Karriere vereinbaren?

Diese Fragen und Themen über die normalerweise mit Frauen gesprochen wird, werden in dem Podcast als Ausgangspunkt verwendet, um über Geschlechtergerechtigkeit, Stereotype, Frauen- und Männerrollen zu sprechen. Dabei hat Marianne Lang schon mit Millionenshow-Moderator Armin Assinger, Fußball-Star Herbert Prohaska, Kinderbuchautor Thomas Brezina und mit vielen weiteren Männern über diese Fragen gesprochen.

Es sind Themen, die leider viel zu oft ausschließlich unter Frauen diskutiert werden, aber im unser aller Zusammenleben beeinflussen. So mancher Fortschritt in Sachen Gleichberechtigung ginge wohl schneller vonstatten, würden sich  Männer sich genauso angesprochen fühlen. In ihren Gesprächen auf Augenhöhe bohrt Marianne Lang auch mal nach, bringt die Interviewpartner zum Nachdenken und entlarvt so manches Klischee, welches sich als ungerecht herausstellt. Witz und Humor wechseln sich ab mit heftigen Diskussionen, wobei Meinungsverschiedenheiten auch mal stehen bleiben dürfen.

#Frust macht Lust 0

Di recente nel parlamento inglese, la dottoressa Rosena Allin-Khan ha accusato il governo di non aver affrontato l’emergenza Covid-19 in modo adeguato, causando migliaia di perdite di vite umane. La cosa sconvolgente é stata la reazione da parte del parlamentare Hancock che la ha subito zittita invitandola ad abbassare i toni.

Partendo da questo fatto la giornalista Elisa Pino Di Hellanetwork ha scritto un interessante articolo su come si stia assistendo a un generale aumento di ciò che viene chiamato il tone policinig, ovvero una forma di microaggressione verbale che avviene quando una persona in una posizione di privilegio si sente in diritto di silenziarne un’altra persona, se questa proviene da un background svantaggiato. Frasi come “Calmati, così possiamo avere una conversazione da persone adulte.”, “Non pensi di essere eccessiva?”,Capisco la tua opinione, ma possiamo parlarne in modo civile?”, sono quindi solo apparentemente innocue, perché eliminano la possibilità di esprimere le nostre emozioni, non viene messo in discussione ciò che diciamo ma come lo facciamo, facendo leva sulle differenti posizioni sociali in atto. Quello che viene criticato non è il messaggio stesso – che rischia di passare totalmente in secondo piano – bensì il modo con cui questo viene comunicato, specie quando sono coinvolte rabbia, tristezza, frustrazione, paura e altre emozioni percepite come negative.

Gender & diversity 0

Voglia di un´associazione femminista intersezionale, che va oltre ogni stereotipo e si occupa di diritti LGBTQ+ cercando di vedere il valore delle singole persone a prescindere dal loro genere, orientamento sessuale, etnia, credo o cultura di appartenenza?

Beh allora BOSSY fa al verso vostro. Nata nel 2014 come associazione no profit, il team propone incontri nelle scuole e nelle aziende, organizza campagne ed eventi e scrive articoli di sensibilizzazione e informazione. Per fortuna stanno crescendo anche in Italia organizzazioni come questa, che si battono contro ogni forma di discriminazione e a favore della disuguaglianza di genere. Speriamo che presto seguano sul territorio nazionale anche altri Musei delle Donne.

La proposta originale di BOSSY è di proporre riflessioni e critiche costruttive anche all´interno del mondo femminista attuale, per ragionare su cosa significa effettivamente discriminare e accorgersi che è fattibile discriminare anche senza rendersene conto. L´obiettivo dell´associazione è di fare un lavoro effettivo sul campo, spiegando come portare maggiore diversità e parità di genere, anche fra le fila femministe.